Geniale!

Spesso mi sono interrogato sul vero significato di questo termine. Ma adesso, in un mondo ormai dominato dall’A.I. che soppianta e sostituisce la parte più viva e vitale dell’uomo, quale è il senso della genialità?                

Si può pensare che proprio questa deriva tecnologica ne sia il punto più alto anche se forse la sua scriteriata applicazione tende invece a negarla. Sono andato a rispolverare il mio (cartaceo e non digitale) Devoto Oli, compagno di tante battaglie liceali: Geniale, aggettivo Caratterizzato da una felice o inattesa inventiva, dal latino genialis, derivato da genius genio.   Genio: Eccezionale e irripetibile capacità inventiva dello spirito umano che si manifesta in determinati individui.                         

Certo, come non possono essere definiti genii Leonardo, Einstein, Aristotele, Antonello da Messina, Archimede. Ciascuno di loro ha davvero avuto quella Eccezionale e irripetibile capacità inventiva, ha dato alla luce opere straordinarie, ha aperto le porte della conoscenza all’uomo.                                                                                    

Ma può esservi una genialità più umana, terrena, in personaggi che hanno saputo guardare oltre, cambiare le regole del gioco, ciascuno nel proprio mondo.                                                                                                                                              

Come non individuare la genialità in Sofonisba Anguissola, pittrice del cinquecento, che in un mondo di uomini, decise di fare della pittura il suo lavoro raggiungendo vette di assoluto rilevo. Geniale non solo per la sua opera, ammirata da Michelangelo, Caravaggio e Van Dyck ma anche perché non rinunciò al suo essere donna vivendo la vita da lei voluta.  Morì ultranovantenne e riposa nella chiesa di San Giorgio ai Genovesi, vicino a noi, ispirandoci.                                                                                                                                               

Altre volte la genialità assume aspetti diversi, drammatici, quasi shakespeariani, come quella di un giovane siciliano che negli anni 60 del 900 crebbe in una famiglia mafiosa e riuscì, nonostante le proprie esperienze e l’ambiente intriso da quella becera mentalità, ribellandosi a svelarne l’abisso.                                                              

Come non può essere considerata geniale la capacità copernicana di Peppino Impastato di capovolgere il proprio mondo anche se ciò lo condurrà alla morte?                                                                                                            

Siamo abituati a considerare la genialità come qualche cosa che è “altro” da noi, un ingegno che supera la normalità dell’essere umano, ma in realtà geniale può essere chiunque pensi fuori dagli schemi, guardi oltre, sia capace di creare gioia e bellezza e sappia costruire incanto.                                                                

Tutto ciò è semplicemente geniale!

Pasquale Morana

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