Il Paese di Alice
Il Paese di Alice, quello di carrolliana memoria, è un luogo di smarrimenti, di distorsioni spazio-temporali, di infrazioni linguistiche, di stregatti, regine di cuori, bianconigli, brucalliffi e… tartarughe d’Egitto.
Caro diario, vuoi sapere che m’è successo questa mattina? È successo che, mentre facevo colazione, mi è tornata alla memoria la pulce che un caro amico, alcuni giorni fa, m’ha soffiato nell’orecchio. Così, mi sono in un attimo ritrovato tra i piedi la Tartaruga d’Egitto, che, devo dirlo, ha cominciato a guardarmi con una certa aria di sfida. È giusto che metta subito in chiaro la storia della pulce. Bene, la pulce era in verità un invito a riflettere su certi perfidi giochetti coi quali la logica sfida la Verità. E la tartaruga d’Egitto che c’entra? C’entra, caro diario … fidati che c’entra. Lascia però che prima ti presenti un tale Eubulide di Mileto. Il tale in questione è uno dei più simpatici megarici della seconda metà del IV secolo a.c. (i megarici, proprio loro, quelli che dell’insegnamento del famoso Socrate presero il peggio, stando almeno a certe malelingue). Ebbene, pare che il nostro personaggio avesse un talento particolare per i paradossi. Il più celebre di questi famelici divoratori di neuroni è il cosiddetto paradosso del mentitore. Fa grosso modo così: se menti asserendo di mentire dici nello stesso tempo il vero e il falso. Capperi! Ma non è possibile! Se nello stesso tempo dico il vero e il falso, cos’è vero e cos’è falso? Che scherzo è mai questo? Non scherzo affatto, risponde quel monello di Eubulide. Segui il mio ragionamento. Supponiamo che qualcuno dica : «Io sto mentendo», e che a quel punto noi domandassimo: dice la verità o mente? Tieniti forte. In qualunque modo dovessimo rispondere, finiremmo dritti dritti nella pancia della contraddizione. Proviamo a considerare l’ipotesi che la frase sia vera. Ok. Però se è vera allora non sta mentendo, se non sta mentendo ha mentito dicendo che stava mentendo, quindi la sua asserzione è falsa. Allora diciamo che è falsa. Ma se è falsa allora non è vero che sta mentendo, quindi è vera. Che fregatura! Ecco, caro diario, qui entra in scena la tartaruga d’Egitto (che sarebbe più coretto chiamare la tartaruga per burla, una caricatura di tartaruga). Proprio le stesse parole ha pronunciato la tartaruga: «Che fregatura!»; be’, così mi è parso inventandole il labiale.
Eh già! Perché, vedi, nonostante gli encomiabili tentativi dei logici (che, ad onor del vero, qualche prezioso consiglio per venire fuori dalla trappola di Eubulide l’hanno pure suggerito), il sospetto che la Verità sia fatalmente paradossale insiste come un tarlo. Specie in certi giorni, quando le cataratte del cielo mediatico si aprono con tale fragore, e di verità ne piove tanta che rischi di annegare. Allora ti chiedi se la Verità e la tartaruga d’Egitto non condividano lo stesso destino. E qual è il destino dell’evocata tartaruga? Lascia che ti riveli quel che la Regina di cuori dice sul conto della tartaruga, e capirai. Dice la Regina di cuori: «La tartaruga d’Egitto è la tartaruga che serve a fare il brodo di tartaruga … senza tartaruga».
Salvatore Colletta Drago