Letteratura e vino
Letteratura e vino è un binomio antichissimo. Sicuramente da Noè a noi!
Un nettare che ha arricchito di passi vinosi la scrittura siciliana, le tradizioni popolari con i proverbi ed i motti sentiti nelle nostre campagne ed, in particolare, da me sempre ascoltati, sin dall’infanzia da nonni, familiari e amici di famiglia durante la vendemmia soprattutto o comunque in momenti conviviali di famiglia.
Come dalla mia memoria di ragazza e bambina tornano questi proverbi, così da quella di studentessa liceale e universitaria, nonché dalla continua pratica di insegnante mi ritornano detti e motti celebri eppure versi in latino o in greco sul vino diventati proverbiali come questi: in vino veritas (“Nel vino la verità”, detto già medioevale [Walther 12144], non attestato in nessun autore classico, ma traduzione diretta di un celebre proverbio greco presente in Alceo: fr. 366 V.: οἶνος, ὦ φίλε παῖ, καί ἀλάθεα, “Vino, fanciullo mio, e verità”); vinum hominibus speculum (“Vino specchio degli uomini”, detto medievale); vinum os facundum facit (“Il vino rende la bocca eloquente”, detto medievale); vinum laetificat cor hominis (“Il vino rallegra il cuore dell’uomo”, sentenza derivata da un passo dei Salmi, 103,15). Nunc vino pellite curas (“Ora col vino cacciate via gli affanni”, diventato un detto popolare ma che, invero, è un verso oraziano: Orazio, Odi, I, 7), Nunc est bibendum (“Ora bisogna bere”, altro verso diventato popolare: Orazio, I, 37). Inter pocula (“Tra le coppe”, verso diventato una sorta di motto, di invito a preferire la giovialità di un convivio per la discussione e la risoluzione anche di tematiche e situazioni complesse; il verso è invero derivato da un passo virgiliano, in cui si coglie la suddetta dimensione di giovialità nell’aggettivo laeti [Georgiche, 2,383]: inter pocula laeti.). Κάτοπτρον εἴδους καλκός ἐστ’, οἶνος δὲ νοῦ (“Il bronzo è lo specchio del volto, il vino quello della mente”, Eschilo, 393 R.). Οἶνος ἄνωγε γέροντα καί οὐκ ἐθέλοντα χορεύειν (“Il vino fa ballare anche un vecchio che non vuole”, Ateneo 10, 428a).
Antonella Chinnici