Butcher Harris…   

Butcher Harris e i bombardamenti di Palermo

Durante le ricerche del mio ultimo romanzo “La città del giardino dei cedri”, mi sono imbattuto nella figura del maresciallo dell’aria l’inglese Arthur Travers Harris. Beh, posso capire lo smarrimento del lettore: Harris? Chi era costui?  Sono sempre stato interessato dalla storia e dai personaggi siciliani e non, dagli avvenimenti che hanno lasciato un’impronta diretta o indiretta sulla vita della nostra amata isola, ne hanno influenzato il carattere, le abitudini, la storia, la sociologia: fatto si che noi siciliani siamo così come siamo! 
Ho una “convinzione”: per me la maggior parte dei palermitani, dei siciliani, non ricordano, tendono a dimenticare, hanno dimenticato! Parecchi anni fa ho avuto l’onore di partecipare a dei corsi di archeologia del compianto professor Sebastiano Tusa. Al di là degli aspetti nozionistici, uno degli insegnamenti che ritengo di aver ricevuto da questo “figlio della Sicilia” è che un sasso è solo un sasso se ne ignoriamo le origini, la giacitura primaria, il contesto. Ma se ne individuiamo la natura e ne riconosciamo la storia, diventano un capitello di colonna dorica, un frammento di un peristilio: elementi vivi che assumono una loro ben più alta dignità. Ciò può avvenire anche per accadimenti meno conosciuti, donne e uomini dimenticati della storia siciliana che hanno marcato nel bene e nel male questa terra, per cui dal “geniale podio” che mi si offre vi “tedierò” con articoli che diano testimonianza e conoscenza di ciò.                                                                                                               
Torniamo a bomba (è proprio il caso di dirlo) dal nostro maresciallo Harris. Cosa c’entra con la Sicilia?       Nel gennaio del 1943 alla conferenza di Casablanca, F.D. Roosevelt, W.Churchill e C. de Gaulle decisero di aprire un nuovo fronte in Europa e la scelta cadde, ahinoi, sulla Sicilia. Dal gennaio a luglio 1943, la nostra isola e Palermo furono “preparate” allo sbarco degli eserciti alleati con una serie di devastanti incursioni aeree. Se all’inizio delle ostilità gli alleati condussero raid mirati su obiettivi militari e infrastrutture, in seguito iniziarono ad implementare appunto la “dottrina Harris”, quella teorizzata e applicata dal maresciallo che si tradusse nei bombardamenti definiti “di saturazione”: i bombardamenti a tappeto. La strategia di Harris era semplice: perché focalizzarsi su incursioni mirate che, a causa della scarsa precisione dei sistemi di puntamento dei bombardieri, erano poco efficaci? meglio andare “a tappeto” cioè colpire indiscriminatamente aree civili e obiettivi militari. In questo modo si raggiungeva un altro ulteriore obiettivo: stancare, prostrare la popolazione, in modo da abbattere il consenso per i vertici politici. Se ciò avesse provocato dei “danni collaterali” come l’uccisione di innocenti e annichilito la popolazione questo avrebbe avuto scarsa importanza!  Decine e decine di incursioni con bombardamenti pesantissimi fino a quello del 17 aprile in cui fu colpito il rifugio antiaereo di piazza Sett’angeli e poi l’apogeo: il raid del 09 maggio 1943, una data che resterà impressa nella carne della città.                          Quel giorno il partito fascista avrebbe insignito la città della medaglia d’oro come “città mutilata”, a causa degli attacchi aerei subiti fino a quel momento. Nella centralissima piazza Italo Balbo e al municipio, ci sarebbero state le manifestazioni principali. La mattina di quello stesso giorno Radio Londra aveva avvisato la città dell’incursione, per permettere alla popolazione di mettersi in salvo, ma le autorità italiane avevano ignorato l’avvertimento. Poco dopo mezzogiorno, era cominciato l’attacco. Più di trecento bombardieri avevano scaricato sulla città, già prostrata dalle precedenti incursioni, il loro carico di morte. Gli aerei alleati in quel giorno effettuarono su Palermo il primo bombardamenti a tappeto su una città italiana. Gli effetti furono disastrosi, bombe di estrema potenza, incendiarie, a scoppio ritardato marchiarono per sempre il volto della città e la coscienza dei suoi cittadini: migliaia di morti e il 43% della città fu distrutta.      Ricordare, sempre ricordare: è importante ricordare! Già, ma mi avvilisco quando ancora adesso ascolto i telegiornali parlare di bombardamenti in città ed aree abitate contabilizzando burocraticante il sangue e le sofferenze di decine di migliaia di morti mi chiedo: quando l’uomo finalmente imparerà a ricordare? 

Pasquale Morana

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