Il pino della discordia

Certe volte noi palermitani abbiamo comportamenti strani! Subiamo gravi torti e ci lamentiamo appena, oppure, su un fatto meno grave provochiamo un putiferio. 

Nel 1903-1908, fu realizzato il “secondo tratto” della via Roma: Piazza San Domenico-via Cavour, che congiungendosi con la preesistente via Ingham costituì il prolungamento sino all’odierna via Emerico Amari, realizzata nel 1877. 

Ciò comportò l’abbattimento del Palazzo del duca di Terranova, denominato anche “Monteleone” perché fu acquistato in seguito dalla famiglia Pignatelli, duchi di Monteleone. Questo palazzo, si trovava al posto dell’odierna struttura della Posta Centrale ed in seguito era stato ampliato con l’acquisto dell’attiguo Palazzo dei Lanza, duchi di Mussumeli, che si estendeva sino all’odierna via Gagini ed era corredato di un grande e bello giardino. Vincenzo Di Giovanni, a tal proposito scrisse che “era il più bello e grande della città di Palermo”. 

Il nuovo tracciato provocò la demolizione di una buona parte di questo palazzo e del bellissimo giardino che si trovava sul luogo, perciò fu deciso di abbattere un gigantesco pino secolare con il diametro del fusto di oltre un metro. Ciò causò un putiferio! Nei giornali apparvero articoli per ostacolare questa scelta. Qualcuno asserì che l’albero non cadeva sul nuovo asse stradale, quindi non aveva senso abbatterlo. Si invocò anche l’aiuto di Dio: “Dio salvi il pino di via Roma”; sorse persino il “Comitato pro-pino” per salvaguardarlo. 

Fu anche redatto un progetto per la creazione di una piazza denominata “Piazza del pino”: avrebbe avuto un diametro di 43 metri. 

Nonostante queste lamentele il pino fu abbattuto nel 1907 e come per incanto si spensero le discussioni. 

Sull’area di risulta del Palazzo Monteleone, fu in seguito costruito il Palazzo delle Poste. Alcuni rocchi delle colonne del portico ed alcuni capitelli furono trasferiti in via Pietro Bonanno, attuale rotabile che conduce a Monte Pellegrino, impiegati come sedili e tavolini di pietra. 

Anche la piazza Imperiale, odierna piazza San Domenico, costruita nel 1724, subì una modifica: oltre al Palazzo Monteleone che vi prospettava in parte, si demolì l’ala destra del Palazzo Montalbano, al suo posto fu in seguito costruito l’immobile che ospitò l’UPIM e oggi la Rinascente. 

Questo tratto di via Roma fu concepito sia come Piano Regolatore, sia come Piano di Risanamento. Ciò non avvenne a causa di alcune irregolarità che nel 1907 portarono ad una Commissione di inchiesta dapprima comunale, in seguito, Commissione parlamentare. Erano accaduti casi di favoritismo sia nell’assegnazione delle aree, sia negli atti Comunali. 

Il Giornale di Sicilia denunciò gli imbrogli, nacque un’inchiesta che portò alla luce intese e verbali pilotati, intrecci tra alcuni imprenditori e funzionari addetti al controllo, concessioni edilizie rilasciate senza opportuni controlli da parte del Comune ed obblighi assunti e mai rispettati dagli imprenditori. Nonostante ciò, il Governo, assolse tutti: aristocratici, politici e imprenditori. 

Di tutto questo gli intellettuali cittadini non si lamentarono, il putiferio scoppiò soltanto per il taglio di un pino….

Santi Gnoffo

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