L’importanza della diversità
Caro lettore o cara lettrice, alla luce dei costanti e continui cambiamenti generazionali, al susseguirsi di usi e costumi vecchi e nuovi, oggi vorrei affrontare una tema semplice ma al suo interno complesso, ampio e ricco di spunti di riflessione: la Diversità.
Sin da piccoli, anzi proprio da piccoli, come degli attenti osservatori, ci accorgiamo di ciò che è diverso da noi, da chi non è uguale a noialtri e naturalmente tendiamo a propendere per chi è simile, per chi ha le nostre stesse caratteristiche fisiche o caratteriali, oppure ammiriamo e vorremmo emulare chi percepiamo più bello, più bravo di noi.
Il problema si complica quando crescendo, invece, ci scontriamo con realtà diverse, con persone che pensano, vivono e magari parlano o si vestono i maniera completamente diversa da noi, magari condizionati da un pensiero piuttosto che da un altro, da una moda, da un credo, da preconcetti o altro.
Perché avviene questo?
Perché dinnanzi ad una diversità, generalmente ci poniamo in una posizione di chiusura?
Forse per paura, per diffidenza, perché molti fanno così o per altri motivi individuali.
Bisogna subito chiarire cosa intendiamo per “diverso”.
Dunque la diversità, secondo l’Enciclopedia Treccani è “la condizione di chi è, o considera sé stesso, o è considerato da altri, diverso”. Ma appare troppo generica. Allora ho cercato di approfondire questo argomento è ho realizzato che la diversità nella vastità dei suoi ambiti spaventa ed ha un’accezione negativa. Essa rappresenta un limite, qualcosa che non ci piace oppure qualcosa che si vorrebbe avere dell’altro ma che ci indurrebbe a cambiare qualcosa di noi, qualcosa che esce fuori dai nostri schemi e che solo per questo rifiutiamo.
Alla luce di queste seppur brevi considerazioni, bisognerebbe riflettere guardando le cose da un altro punto di vista.
Infatti, per molti la diversità è uno dei valori fondamentali del nostro secolo, rappresenta colore, cultura, ricchezza e scambio. È crescita e fa parte della storia di ogni uomo, in quanto ci propone un confronto con chi è differente da noi.
A tal proposito, fermamente convinta che i bambini abbiano una capacità critica pura e scevra da condizionamenti esterni, ho scritto per loro un libro “Leo: un pesce diverso”- Carlo Saladino Editore.
Il tema principale che in questo simpatico e tascabile libro affronto non è solo la diversità ma, altresì, l’accettazione di sé, sapendo valorizzare ogni aspetto fisico e caratteriale ma anche e principalmente, considerando i propri elementi distintivi come il proprio punto di forza, mai una debolezza.
La storia è ambientata nel mare dove la fauna marina offre diversi esempi di specie, l’una caratterizzata dall’altra per diversi aspetti, dove il protagonista è un pesce dalla livrea banalmente tutta blu.
Chiaramente per semplificare ai giovani lettori il messaggio, mi sono limitata a richiamare solo l’aspetto fisico e non comportamentale dei personaggi, ma il risultato finale riporta proprio al concetto chiave: accettare la differenza propria da quella degli altri, realizzare che la propria unicità è ciò che ci rende eccezionali e considerare i propri tratti distintivi un punto di forza che ci fa apparire speciali, ma pur sempre parte di un tutto.
Inoltre, il concetto della diversità non è un concetto moderno ma da sempre in ambito filosofico è stato oggetto di riflessione e studio. Ad esempio Aristotele sosteneva che le donne fossero per natura “diverse” dagli uomini, riconoscendo a questi ultimi tutti i pregi in contrapposizione ai difetti tipici del genere femminile.
Fu solo successivamente nel XX secolo che John Stuart Mill e sua moglie Harriet Taylor teorizzarono l’infondatezza del concetto di diversità, considerata come una mera creazione umana e vero e proprio ostacolo al raggiungimento della felicità, scopo ultimo dell’intera umanità.
Pertanto, confrontarci con chi è differente, chi proviene da paesi diversi dal nostro e ha cultura, usi e costumi opposti ai nostri ci insegna l’accettazione, la tolleranza e l’empatia. Sentimenti nobilissimi che elevano un essere umano.
Considerare la diversità (di razza, di religione, di sesso, di orientamento politico…) ci conduce lungo un viaggio chiamato vita e ci incoraggia a essere consapevoli e responsabili, ci insegna a valorizzare ogni individuo proprio per la sua singolarità.
Riflettiamo sul fatto che siamo tutti ugualmente degni e meritevoli di rispetto, indipendentemente da chi siamo o da dove veniamo o quale religione professiamo o chi amiamo.
Dunque, oggi più che mai immersi nella Globalizzazione e spinti ad una continua omologazione, spiccano le differenze di chi, sempre nel rispetto delle regole sociali, con forza e personalità vuole emergere e si differenzia, alla continua ricerca di un’identità pura, luminosa, rara e umana.
Semplice e geniale per me è accettare la diversità e tutto ciò che essa comporta, perché questa non deve mai rappresentare una minaccia, semmai un momento di crescita, un’opportunità per apprezzare gli altrui e propri aspetti fisici, caratteriali, comportamentali.
Federica Dolce