Il tempo è passato
Ho aperto gli orizzonti della mente, ho squarciato i sentieri della vita ed ho visto il marciume, ho visto fratelli contro fratelli, uomini contro uomini. L’indifferenza e la disaffezione dominano l’uomo, si vive un tempo di aberrazione dove tutto è lecito, senza regole percorriamo le vie del mondo, fra vizi e materia.
Tutto è concesso per celare il male che si annida dentro di noi.
Anime belle e pure vagano inermi in un mondo di scimmie, nudi alterniamo il giorno alla notte, sugli scalini di una chiesa adagiamo il nostro io alla ricerca di un assoluto che abbiamo abbandonato per cercare di aggrapparci ai piaceri della materia, trascurando lo spirito che anela all’infinito.
Ma l’assoluto ci sta accanto, ci tende la mano, che ritraiamo, accecati, come siamo, dai bagliori di un mondo fatuo e bugiardo , che non mostra il suo vero volto, che ci inganna ogni giorno nell’apparire e non nell’essere. E’ necessario ritornare all’essenza, cercare di guardarsi nell’anima, dare alla parola la funzione per la quale è nata, comunicare sempre ciò che si ha dentro anche quando può far male. La verità rimane nascosta sui lini sporchi di supposizioni e indifferenza. Per spirito di sopravvivenza si cerca di non dire, di chiudersi in se stessi, facendo marcire dentro di noi i pensieri non espressi, abbandonando in un angolo del cuore l’amore sognato ed agognato fra fratelli che si allontanano per sempre.
E’ difficile ritrovarsi quando viene meno il quotidiano, la comunicazione e la condivisione maturano quei rapporti ormai lontani o forse non ci sono mai stati, forse sentimenti brutali sono prevalsi all’amore, quell’amore dolce e sublime di anime perse alla ricerca di sè.
Oggi sogno e continuo a sognare, non mi arrendo, continuo a sperare. Ma realizzerò mai quel sogno d’amore?
Mi rivedo accoccolata nel ventre materno, fra luci e ombre, giovane correvo con la speranza di una vita d’amore, allegra portavo con me i fiori della vita, fiori, ormai, appassiti e buttati nel fango del tempo. Tu, anima mia, non puoi capire cosa si prova quando i giochi si fanno difficili, quando il silenzio ti prende per mano, e tu vorresti gridare che non può finire. Sentirsi svanire nel nulla, annegare nell’oblio delle sensazioni, credere nell’amore e ritrovarsi nella guerra, riemergere dalla gramigna e far capolino fra odorose viole.
Questo vorrei, amare, amare all’infinito ed essere amata, condividere i giorni e le notti di solitudine. Ma niente è più come prima, ormai percorriamo strade parallele, è difficile rincontrarsi se non per stare, ipocritamente, insieme. Divago nel sogno ormai perso.
Mi rivedo bambina, seduta accanto al balcone, i vetri chiusi, con te compagna di giochi.
Abbracciate ci facciamo compagnia, nella casa vuota, ascoltiamo i rumori lontani, cantiamo per non sentire l’eco della paura.
La Signora Concetta ci guarda da fuori, abita di fronte al balcone chiuso, ci sorride la Sig.ra Concetta e ci fa compagnia. Guardiamo al di là del vetro. Quanto tempo è passato da quel giorno colorato di grigio!
La casa ormai non c’è più, si è persa nei sogni bambini.
Eppure quanti ricordi, di giorni e di ore passate assieme a farci compagnia in attesa che mamma ritornasse dal lavoro che, in quei tempi di assoluta sofferenza, ci dava da vivere. Quanto dolore, eppure eravamo felici, la mamma , si Lei, riusciva a renderci tali o così credevamo, riusciva a nascondere a noi bambini il dolore di un marito adagiato sul letto del dolore. Malattia e sofferenza si respiravano nell’aria, ma noi non percepivamo. Solo dopo, da adulti, abbiamo capito gli occhi rossi dal pianto quando la trovavamo in quella casa linda , al ritorno della scuola con un sorriso a metà sulle labbra.
Ricordo ogni angolo di quella casa: la nostra stanza con la finestra a balconcino con una larga soglia dove mi adagiavo a leggere mentre tenevo lo sguardo alla via per scorgere da lontano Francesco, ti ricordi , il ragazzino biondo che ci portava il pane fresco, quello buono, profumato, il televisore in camera da letto, la cucina che nei giorni di festa profumava di teglie di pasta a forno, di pollo con le patate e dolci fatti in casa. E i libri letti di notte, e le lunghe notti a chiaccherare, dei nostri primi amori rimasti presenti solo nelle nostri menti. Tutto ricordo e so che anche tu ricordi, ora che percorriamo strade diverse quasi a volere esorcizzare quel passato doloroso che ci teneva inchiodati alla casa della nostra infanzia, dove tutto scorreva lentamente fra gioie mai assaporate sempre velate di quella tristezza che cercavamo di soppiantare ma che veniva su nostro malgrado. Ogni festa, ogni gioia guastata dal dolore latente che ci ingabbiava sempre più impossibilitati a scrollarci quell’odore che semplicemente ci è rimasto addosso. E quelle scale, correvo quando le salivo, avevo
sempre l’impressione che qualcuno mi inseguisse per farmi del male, la paura si impadroniva di me, mi acquietavo solo quando raggiungevo le stanze aperte, una dentro l’altra come le scatole cinesi. L’unico posto che mi faceva sentire a mio agio era la nostra stanza. Nonostante tutto vorrei tornare a quei tempi in cui il dolore stava dentro ma io non lo vedevo. Tutto abbiamo condiviso, soprattutto le lacrime ma oggi siamo lontani, divisi non capisco da cosa. Ognuno di noi vuol percorrere strade diverse, per dimenticare ciò che dimenticare non si può come se la visione dell’altro creasse un tornare indietro nel tempo quando tutto era segnato ma noi non ci accorgevamo o forse cercavamo di lasciarlo fuori quel tempo. Ci siamo riusciti? Non so .Certo tutto è cambiato, altre vie da percorrere, sembra che il destino, in fondo, è stato clemente. Viviamo una vita apparentemente serena, lontano dai frastuoni interiori di un tempo, quando tutto sembrava difficile da sopportare. Se guardo indietro, solo ricordi e rimpianti si accavallano nel mio cuore, e tu non ci sei , non ne fai più parte. Un giorno non avrò nulla da ricordare con te accanto, solo qualche pranzo nei giorni di festa, in cui ipocritamente cerchiamo di stare insieme. Eppure, spesso ricordo, i giorni della nostra adolescenza e della nostra giovinezza quando allo stare insieme preferivi la solitudine o la compagnia della cugina del cuore, la stessa che cercava di fregarti i fidanzati e che poi si è allontanata per sempre. Ed io stavo lì ad aspettare che tu cambiassi, che ti avvicinassi a me come quando bambine ci tenevamo per mano. Poi finalmente, di nuovo, sorelle e complici. Ci siamo ritrovate, ormai grandi, ci siamo aiutate, ci confidavamo tutto ciò che ci accadeva. Durante i lunghi pomeriggi invernali, ci confortava il nostro dialogare al telefono.
Nessun segreto fra noi, o almeno così pensavo, salvo poi accorgermi che forse tu mai sei stata completamente sincera, mai mi hai raccontato tutto della tua vita.
Solo ciò che tu pensavi potessi sapere. Oggi nessuna condivisione, solo dialoghi di circostanza, oggi ci teniamo lontano, sbiadisce il giorno, non so come stai, non sai come sto e intanto, tutto trascorre e passa.
Rosa Maria Chiarello