Madama Butterfly: sedotta e abbandonata
In scena a Palermo al Teatro Massimo dal 16 al 24 febbraio la tragedia giapponese, ambientata a Nagasachi nel 1900 musica di Giacomo Puccini, libretto di Giuseppe Giocosa e di Luigi Illica.
Ho assistito ad una magistrale prova generale il 15 febbraio il cui ricavato andrà in beneficenza all’AIL (associazione italiana contro le leucemie), con Maria Agresta sublime soprano che interpreta M. Butterfly e Jonathan Tetelman nel ruolo del marinaio americano generale Benjamin Franklin Pinkerton.
Adesso vi racconto!
Si apre il sipario mentre il generale Pinkerton sta facendo il giro della sua nuova casa con il sensale Goro che gli ha combinato un matrimonio con la bellissima Cio-Cio-San in arte Madama Butterfly.
Ovviamente ci sta la clausola da azzeccagarbugli: le nozze infatti si possono sciogliere ogni mese e in America non hanno valore legale. E già qui si sente puzza di bruciato!
Pinkerton non prende sul serio le nozze, attratto soltanto dalla bellezza di Butterfly e continua a fare il damerino anche davanti al console americano Sharpless, che lo mette in guardia, per la ragazza è un vero matrimonio e non un gioco.
Entrano in scena Cio-Cio-San e le sue amiche pronte per la cerimonia nuziale e cantano “quanto cielo! quanto mar!”. La dolce sposa ha soli 15 anni, una sposa bambina diremmo oggi, proviene da una famiglia molto povera caduta in miseria dopo il suicidio del padre, e per mantenersi fa già la gheisha (una tradizionale artista giapponese, intrattenitrice…oggi escort).
Lei è una ragazza devota, che si innamora sinceramente del suo Benjamin….e decide di abbandonare la sua religione buddista per seguire quella di lui.
Presentati i parenti e firmato il contratto di nozze si da inizio alla festa, quando irrompe lo zio sacerdote di lei Bonzo, che svela a tutti che la nipote ha rinnegato la sua fede, e vai a capire come l’ha scoperto. Mah ai Giapponesi non sfugge nulla!
Bonzo arrabbiato come un samurai aizza tutta la famiglia contro la ragazza rinnegandola. E già povera Butterfly, mi fa tanta tenerezza… La coppietta si ritira in casa e tra le musiche di “bimba dagli occhi pieni di mala e vogliatemi bene” passano la loro prima notte di nozze ” viene la sera” (e qui ancora nulla farebbe prefiggere alla futura catastrofe).
Nel secondo atto, ritroviamo Butterfly e la sua fedele serva Suzuki, tre anni dopo il matrimonio. Pinkerton è partito per l’America promettendo di tornare in primavera quando il pettirosso farà la nidiata…peccato che già ne ha fatte tre di nidiate sto pettirosso in Giappone ma di lui nessuna notizia.
Sharpless (il console americano) prende a cuore la sorte della ragazza, sempre più povera e con una serva e un figlio da mantenere…colpo di scena! Butterfly ha un pargolo con i riccioli biondi e gli occhietti azzurri, figlio del marinaio americano che la ha sedotta e abbandonata… e con cieco amore continua ad aspettarlo ingenuamente, e a rifiutare le proposte di nozze del principe Yamadori che la vuole in sposa, ma niente lei aspetta Pinkerton.
Nonostante tutti, più o meno velatamente cerchino di aprirle gli occhi, lei non demorde, e l’aria “un bel di vedremo” ne è la conferma.
Butterfly crede che quando saprà del figlio, il suo amato, tornerà da lei…ma volete sapere il nome del bimbo? Lo ha chiamato Dolore…in attesa che diventi Gioia al ritorno di papà.
Suzuki e Butterfly odono in lontananza l’arrivo di una nave americana su cui viaggia Pinkerton. Cio-Cio-San esulta, alla faccia di chi le gufava contro! Il suo uomo è tornato da lei e cosparge la casa di petali di rose mentre si prepara ad accoglierlo con il suo pargolo.
Ultimo atto. Lo aspettano tutta la notte invano, mentre canta “coro a bocca chiusa”. Alla fine vanno a dormire, e resta solo Suzuki. Proprio allora entrano in scena Pinkerton e Sharpless, non si tratta di una felice riunione, ma di una notizia a cui siamo un po tutti preparati…si scopre infatti che Pinkerton è tornato per prendersi il bambino, il piccolo Dolore, per farlo vivere con lui e Kate, la sua mogliettina americana. Già tanta simpatia sto tizio non faceva, ma adesso ha toccato il fondo.
E nonostante la carognata, si fa pure venire i sensi di colpa e canta l’aria “addio, fiorito asil”, e poi fugge vigliaccamente lasciando la patata bollente a Kate e Suzuki che dovranno convincere Butterfly a consegnare il bambino. Nel frattempo la ragazza si sveglia, e entra in scena per accogliere quello che crede sia il giorno più bello della vita…ma non trova il marito bensì il console, la serva in lacrime e quella tizia sconosciuta, Kate. Butterfly che alla fine proprio scema non è, capisce tutto e dopo una struggente sofferenza (e mi pare giusto) recupera autocontrollo e dignità, promettendo che consegnerà il bimbo solo al marito. Rimasta sola, dopo un addio struggente al figlio (“tu, tu piccolo addio”), dove chi non piange e perché ingoia in dentro le lacrime.
Decide di togliersi la vita con lo stesso pugnale con il quale si uccise il padre (con onor muore chi non puo’ serbar vita con onore). E mentre esala l’ultimo respiro, si sente in lontananza la voce di Pinkerton che la chiama… ma non ci poteva pensare prima?
Questa storia struggente, dove la dolcezza e l’ingenuità della protagonista hanno fatto breccia nel mio cuore, e se andate a vederlo, anche nel vostro!
Consiglio per chi legge: se dovete lasciare o non ricambiate l’amore di un’altra persona, ditelo chiaramente e non lasciate il poveretto di turno nel dubbio che il vostro silenzio possa essere interpretato…insomma non illudetelo. Buona opera a tutti!
Daniele Ficarra