Le anime che ci vivono
Più anime convivono in ciascuno di noi, come fiori spontanei che in un campo incolto ritagliano i propri spazi senza sopraffrarsi, paghi dei raggi di sole che ne riscaldano i petali e del nutrimento che le radici traggono senza avidità dalla terra.
Con il tempo, quando abbandoniamo l’età della gioia, iniziamo a dissodare le zolle, togliamo quelle che consideriamo erbacce, cancelliamo le macchie delicate e scarlatte dei papaveri e l’ocra stellato delle margherite di campo per lasciare spazio a filari ordinati e artificiali di quelle soltanto che riteniamo ci siano utili.
Così ci ritroviamo anime sterili, incapaci di meraviglia e di passione, macchine senza sogni, automi senza pietas e senza altro fine che non sia il nutrimento del corpo o l’appagamento di passioni effimere. Pochi conservano l’animo fanciullo, curioso e pronto allo stupore, al sogno, alla scoperta del mondo e di se stessi. Talvolta, poi, lasciamo che il turbine della corrente ci travolga, e confondiamo il mezzo con il fine, totalmente assorbiti dal gorgo impietoso del fare, così che assai spesso il tempo si presenta all’incasso quando pensavamo di essere gli unici a godere d’una posticcia eternità.
Ed è già troppo tardi.