La targa metrica

Il problema delle Unità di Misure in Sicilia, nel corso dei secoli generò migliaia di processi e molte volte anche morti.
Fino al 1811, su questo tema c’era molta confusione: le Unità di Misura erano create secondo criteri soggettivi che avvantaggiavano i latifondisti e ricchi proprietari terrieri. L’Unità fondamentale della lunghezza era la “canna”, formata da 4 “palmi”, che aveva come multiplo la “corda”, che equivaleva a 4 “canne”.
Anche per quanto riguardava l’Unita di Misura delle superfici agrarie era lo stesso: si misuravano in “tumuli” e “16 tumuli” rappresentavano una “salma”. Per i terreni aridi la “salma” era formata da 20 “tumuli”.
Anche il “tumulo” generò dispute perché di solito si usava un recipiente a forma cilindrica usando la misura “raso, mezzo colmo o colmo”.

Il vino si misurava in “salme di 8 quartare”; il mosto in “salme di 10 quartare”, mentre l’olio si misurava in “cafisi di 20 rotoli”.
Per quanto riguardava i pesi, si usava il “cantàro di 100 rotoli”.
Ognuno di queste Unità di Misura aveva dei multipli e sottomultipli che peggioravano ancor di più la situazione. A ciò, si aggiunga che nei vari paesi della Sicilia queste misure variavano da zona a zona. Ad esempio esistevano sette tipi di misura che riguardavano la “canna” che era l’unità della lunghezza.
Il 31 dicembre 1809, una Deputazione formata dal celebre astronomo Giuseppe Piazzi, Domenico Marabitti e Paolo Balsamo cercò di dare ordine a questa situazione. Con essi collaborarono Francesco Cupani e Francesco Pasqualino. In breve tempo stilarono il nuovo Codice Metrico Siculo che entrò in vigore con la legge del giorno 1 gennaio 1811. Questo nuovo codice diede soltanto vantaggi commerciali alle transazioni tra Amministrazioni Pubbliche o le stipule di atti notarili. I nobili ed il popolo non lo adottarono.
Nel 1812, al fine di informare i cittadini, in tutte le città italiane fu impianta nelle piazze vicine ai mercati una targa d marmo nella quale era riportato il ragguaglio tra le antiche misure a quelle nuove.
Nel 1861, dopo l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia un nuovo Codice Metrico Decimale fu esteso a tutta la Nazione. Anche questa volta si ebbero dei problemi; nei successivi cinquant’anni i siciliani continuarono ad usare il Codice del 1811nelle compravendite private.
La prima di queste targhe affissa a Palermo fu impiantata in piazza Rivoluzione ma dopo la Seconda Guerra Mondiale fu trasportata nella parete esterna del Palazzo Scavuzzo. In essa è incisa l’esatta misura del “Metro lineare”, paragonabile al “palmo” (cm.26), ed è indicata quella della “canna legale” (mt 2,069).
Un’altra di queste targhe si trovava nella piazza del Mercato Nuovo (rione Conceria) ma fu distrutta durante il risanamento della zona.
Altre targhe simili si trovano a Partinico, Polizzi Generosa, Petralia Sottana, Gangi, Prizzi, Chiusa Sclafani, etc. Nonostante quanto detto, le antiche misure del 1811 continuano ad essere applicate: i terreni si vendono a “tumuli” oppure a “salme”.
A Palermo, ad esempio, il “tumulo” vale 1.394,43 metri quadrati se è composto da 16 “canne”, e di 1.415 circa se è composto da 18 “canne”.

A Messina, invece, il “tumulo” vale 1.118 metri quadrati.

Cambiano i tempi ma l’antico sistema metrico ancora resiste…

Santi Gnoffo

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