ITINERARI DI VIAGGIO TRA GLI SPETTRI DI UN’INSOLITA SICILIA

Castelli, ville, palazzi, dimore e presenze inquietanti costituiscono l’itinerario di viaggio di un’insolita Sicilia, narrata nella suggestiva guida “L’isola spettrale” dello scrittore Beniamino Biondi.

Apparizioni, rumori, voci, atmosfere misteriose conquistano gli appassionati del mistero, gli acchiappafantasmi o chi possiede una curiosità che supera la paura e le suggestioni. Dall’entroterra alla costa i capoluoghi della provincia siciliana, insieme a qualche paese, hanno i loro rispettabilissimi spettri. Sono entità effimere, evanescenti interpretate da svariati personaggi: donne, uomini, bambini, principi, baronesse. Le loro tracce sono impresse tra le rovine di edifici affidati all’incuria del tempo o alle narrazioni ereditate da un passaparola alimentato dall’immaginario collettivo.

Storie deformate, incomprensibili alla logica della ragione ma che sanno raggiungere e suggestionare le corde emozionali del cuore, dove forse alberga la profonda paura ancestrale per il mistero, per l’ignoto. Dove si rileva l’anima di un’isola contraddittoria che “non ha mai smesso di essere un grande ossimoro geografico e antropologico di lutto e luce, di lava e miele” come la definisce Gesualdo Bufalino.

Per chi crede o per chi è incredulo la guida è un’opportunità per viaggiare alla scoperta di un’altra Sicilia segreta, con la quale confrontarsi o negarne l’esistenza.

“L’isola spettrale” disegna una geografia insolita della Sicilia in cui l’invisibile diventa realtà, proiezione di quelle paure che nascono dal mistero del dolore, della sofferenza, della morte nella forma della vendetta, dell’odio o del suicidio.

Spettri di persone che chiedono visibilità o ragioni dei torti, dei soprusi subiti. Dietro quelle rovine, quei misteri, quelle storie tra il romanzesco ed il reale c’è la nostra storia.

Incontrare il fantasma, come scrive Aldo Carotenuto, ne “Il fascino discreto dell’orrore” è fare i conti con l’ambiguità di ciò che è possibile definire “concepibile”: ciò che non è ma potrebbe anche esistere. O meglio ciò che costituisce quella zona d’ombra in cui sconfina – o da cui emerge – la qualità diurna, solare, cosciente del nostro comportamento. Perché il fantasma è il nostro alter ego, l’ombra, la figura del doppio, dello straniero, così come è l’immagine impossibile della nostra follia, e più radicalmente della morte.

Gli spettri allora, spiega Benamino Biondi, non hanno la veste dell’immaginario tradizionale, ma sono vera e propria energia.

“Nell’Isola spettrale ci sono luoghi in cui si sono consumate delle vicende tragiche che nel tempo hanno conservato un’energia positiva o negativa. Io ho cercato di raccontarla con la mia immaginazione, con le storie testimoniate da chi ha vissuto queste esperienze, non trascurando le fonti storiche. Gli spettri sono anche un pretesto per raccontare di noi e di una Sicilia caleidoscopica dove miti, leggende e storia si mescolano perdendo i confini della realtà ed offrendo al viaggiatore scenari insoliti tra natura e cultura”.

“L’isola spettrale. Guida immaginifica ai fantasmi di Sicilia” diventa uno scrigno custode di storie, di luoghi, di personaggi contro l’incuria di sguardi assenti e la polverosa coltre del tempo. Una mappa di luoghi da amare e da ereditare per recuperarne funzioni ed utilità sociale.

Se i fantasmi non si possono scacciare, allora possono diventare segnali, evidenze, occasioni per lottare contro l’abbandono di edifici disabitati, di città deserte o immaginate, come quella di Roccascala, reale solo in una guida edita da Mondadori, ma effimera in un immaginario collettivo che trasforma l’invisibile in visibile.

Marisa Di Simone

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