A cosa serve la passione?

È la vita degli uomini un transito assai breve, ma il progressivo approssimarsi del punto di arrivo – se così può definirsi un traguardo programmato non certo da noi e dal quale in genere rifuggiamo, se non quando per disperazioni accumulate che crediamo insuperabili decidiamo di accorciare artificiosamente il percorso – procede con velocità affatto costante, tanto che potremmo definire il progredire delle nostre vite non come il placido scorrere di un fiume, ma più simile al moto accelerato di un sasso lanciato in un precipizio.

Se i primi anni, densi di esperienze e di insaziabile curiosità, ci appaiono infatti interminabili, al punto che vorremmo raggiungere il più velocemente possibile l’età adulta, ecco che quando essa sopraggiunge ci ritroviamo spesso in una palude, un acquitrino dove il nostro passo procede lento e la nostra esistenza ci sembra interminabile, fissa nell’eterno presente di una età nella quale ci crediamo dominatori del tempo, del mondo e della nostra stessa esistenza.
Quando poi inesorabile sopraggiunge un crepuscolo per molti versi inatteso, ci sembra che quello stesso tempo che da fanciulli ci appariva rallentato e che da adulti ci illudevamo di aver bloccato in un interminabile presente, accelera improvviso verso il capolinea e ne osserviamo sgomenti il rapido e inarrestabile procedere.
È in questo tramonto che ci rivolgiamo a ciò che siamo stati e cerchiamo nella nostra bisaccia indizi che possano aiutarci e decifrare il senso del tragitto giunto alla sua conclusione.
Personalmente, ho cessato da tempo di rivolgere preghiere agli dei e mi accontento dunque di osservare le stelle, che concedono risposte assai più comprensibili, non necessariamente alla parte razionale del mio animo.
Forse, la domanda conclusiva che dovremmo rivolgere a noi stessi prima che il sipario si chiuda sia se nel nostro cammino abbiamo mai conosciuto la passione per qualcosa o per qualcuno. Per una fede ideale, in grado di suggerisci un tragitto di coerenza quando temiamo di perderci, in un turbinio di diffuso utilitarismo; per amore della conoscenza, quale che sia il modo di ottenere quella minuta parte di verità alla quale ci è dato di attingere; o per un altro essere umano, che ha percorso insieme a noi una
parte del nostro viaggio, condividendone la fatica e la vista, seppur rara, dell’infinito. È la passione, gratuita e totalizzante, che ci rende liberi e che può allungare il nostro tempo fino all’ultimo respiro. E forse anche oltre. Amara dunque la fine di chi giunge al capolinea senza che il suo animo abbia mai tremato per una passione civile, per una foglia al vento, per il sorriso luminoso dell’amato.

Santi Spartà

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *