Pellegrina di Speranza

L’origine del nome Rosalìa è controverso, non ci sono certezze. La tradizione però ci offre un’ancora richiamando nel nome della Santuzza la rosa e il giglio. Due fiori simbolo di regalità e purezza che portano profumo, colore e bellezza. Non a caso le luminarie, che addobbano il corso principale dove sfilerà il carro della nostra Santuzza, accenderanno il cielo con i colori della rosa ed il giglio.
Racconta il poeta Pietro Fudduni, nel suo poema epico del 1651 “La Rosalia”, che a Maria Guiscardo, cugina del re normanno Ruggero II, apparve un angelo che le annunciava la nascita della figlia. Una creatura straordinaria a cui Maria avrebbe dovuto dare il nome Rosalia perché doveva fiorire nel cielo. Quel nome assumeva il significato di corona intessuta di rose. L’epigrafe latina trovata nel monte della Quisquina nomina Rosalia figlia del signore della Quisquina e del monte delle rose. Il padre Sinibaldi infatti, la cui famiglia discendeva da Carlomagno, era signore di quei luoghi che la santa conosceva molto bene. Ancora una volta ritorna la rosa nella storia di S. Rosalia.
La leggenda vuole che le rose peonie, siano cresciute al passaggio della Santuzza sul monte che fa parte della catena dei monti Sicani, tra Bivona e Palazzo Adriano.
Le rose peonie sono una varietà di rose spontanee che sbocciano nel mese di Febbraio e preannunciano l’arrivo della Primavera. Nel tempo sono diventate il simbolo di S. Rosalia, che lontana dai fasti della nobiltà scelse la vita di eremita a stretto contatto con la natura.
Chi è oggi S. Rosalia? Che cosa rappresenta per noi?
Rosalia quest’anno è pellegrina di speranza, pellegrina di futuro che tutti dobbiamo imparare condividere e donare. E se la rosa, nasce appassisce e muore, la fiducia che tornerà a donarci i suoi colori ed il suo profumo sono il simbolo di una Palermo che genera speranza e fiducia.

Marisa Di Simone

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