Rosalia: una scelta di libertà
Perché dopo un millennio continua a interrogarci la figura di Rosalia Sinibaldi? Cos’ha in comune con noi una ragazza vissuta alla corte di Ruggero II, in un periodo florido per la nostra isola, ma distante da noi non soltanto nel tempo?
Rosalia ha tutto dalla vita. La ricchezza, la bellezza, un cuore nobile e generoso.
Ma il destino la pone dinanzi a un bivio: procedere su una via agevole, la ‘Al Balata’ che le maestranze arabe al servizio dei re normanni hanno finito di lastricate oppure cercare la strada stretta che conduce ad una verità faticosa ma liberatoria. E sceglie, con una consapevolezza ammirevole in una fanciulla di nobili natali e figlia di un medioevo forse meno intransigente dei nostri tempi di decantata libertà, la via più difficile.
Come spesso accade, anche nel caso dei profeti è la scelta individuale a fare la differenza, a cambiare la storia degli uomini con scelte considerate eccentriche, ma che rivelano la necessità di rimanere liberi, a costo di rinunciare a privilegi consolidati e sicuri.
Come Francesco d’Assisi, anche Rosalia sceglie dunque la strada impervia e impopolare della libertà di essere se stessa, oltre le convenzioni e le convenienze imposte dagli obblighi di una società che non ammette i profeti o li relega a simulacri, fantocci da adorare a distanza e senza il coinvolgimento del cuore.
La libertà di Rosalia è la libertà di scegliere una via impervia, di seguire una strada tortuosa invece del comodo lastricato, di essere se stessi e non ciò che gli altri vorrebbero che fossimo. Questo, oggi, è il messaggio che ci ha lasciato chi è degno di essere chiamato profeta.
Come Rosalia.
Rosa Di Stefano