Un limite “imbarazzante”
Fra i miei limiti più imbarazzanti c’è quello di non avere mai avuto dimestichezza con l’alcol.
La lacuna è ancora più grave perché non deriva da nessun rigore educativo di origine familiare; nè tantomeno sono mancate le circostanze, di tempo e di luogo, che avrebbero potuto, negli anni, garantire l’esercizio e l’affezione.
A casa mia tutti hanno sempre (…moderatamente) bevuto; avevamo anche un vigneto che mio padre ha accudito con scrupolo e affetto fino a quando l’età glielo ha permesso.
Non saprei quindi trovare una ragione; credo sia stata una trascuratezza di quelle che non capisci come si siano presentate e sviluppate. Stasera a cena avevo deciso di ordinare una birra come, del resto, il luogo e le circostanze indiscutibilmente esigevano.
Il cameriere, in quell’incomprensibile inglese celtico che si parla da queste parti, credo mi abbia chiesto che birra volessi. Ho guardato la lista con occhi dispersi senza sapere cosa dire.
In quel momento, l’uomo che stava cenando da solo nel tavolo accanto a me, alza lo sguardo e dice: “si faccia portare quella uguale alla mia”. Parla un inglese perfetto, senza alcuna intonazione nè sfumatura, con congiunzioni leggermente accennate, da non sembrare neanche irlandese.
La conversazione, dopo le prime battute e le presentazioni reciproche, si scioglie con leggerezza e una certa curiosità, come capita sempre quando all’estero mi presento più come siciliano che come italiano.
Lui è un professore di letteratura al Trinity College e ha un modo davvero originale di conversare con frasi costruite con soggetti in terza persona e verbi spesso al passato.
A un certo punto, mi dice: “ Noi, in Irlanda, abbiamo due vizi insopportabili, ma anche una meravigliosa e straordinaria virtù”.
Si ferma un attimo come chi si aspetta che qualcuno gli chieda lumi sull’affermazione, ma riprende subito.
“Abbiamo il vizio di scrivere; siamo un popolo di poeti disincantati e di scrittori maledetti. Abbiamo il vizio di leggere; Dublino è piena di librerie e biblioteche. Qualcuno ha detto che abbiamo così tanti libri che per leggerli tutti non basterebbe neanche reincarnarci 100 volte.
E poi abbiamo una meravigliosa virtù: non potremmo mai fare a meno del nostro wishky e della nostra birra”.
E mentre beve a sorsate lunghe e soddisfatte, il chitarrista intona “..One love, One life…”
Giacomo Paruta