Il mare tra mito e arte

“ Il mare non ha paese nemmeno lui,
ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare,
di qua e di là- dove nasce e muore il sole”

G. Verga “ I Malavoglia”, 1881

Sin dai tempi più remoti il mare o in generale l’acqua che accarezza le spiagge o si infrange tra le scogliere costituisce per l’uomo uno spazio vitale di libertà vacanziero o un nostalgico sguardo sulla finestra dell’orizzonte. Questa distesa cristallina, di eccezionale vastità ospita un’incredibile fauna, bilancia il nostro clima e fornisce cibo a milioni di persone. Costituisce la vacanza estiva per eccellenza, offre la possibilità di pratiche sportive tra le più benefiche, è culla dei pescatori d’altura, è il sogno del navigatore, del marinaio.

Da sempre è stato esaltato, fornendo ai pittori svariate nuances di colori quali l’azzurro, il verde, il celeste chiaro ed il blu più intenso. E’ noto infatti come nella storia dell’arte infinite siano le rappresentazioni del mare tra burrasca, quiete al tramonto, luce all’alba. Il mare infatti in tutta la sua straordinaria bellezza è una musa senza tempo, dalla Tempesta di Turner, alla quieta rappresentazione di Hopper, all’”Impression” di C. Monet, all’”Onda” di P. Gaugin, per cui il mare ad esempio non è serenità, ma ha una sua forza vigorosa nel suo tumulto, quasi inesauribile.  Famoso in particolare il quadro di W. Turner, il ”Naufragio” conservato nella Tate Britain a Londra, dove tutte le imbarcazioni si trovano in balìa della tempesta. Questa  immensità d’azzurro dotata, da sempre divide ed unisce nel contempo uomini e popoli. Tutte le scoperte geografiche provengono dal mare, prezioso in tutto ciò che contiene. Tra le creature che lo popolano, ricordiamo l’”oro rosso”, con cui le donne amano agghindarsi. Nell’antica Grecia, i grandi autori narravano del mare come uno degli elementi principali dei loro racconti, da sempre sospesi tra mito e leggenda. Omero, come è noto, consente ad Ulisse di viaggiare   usando zattere, di temere il canto delle sirene, simbolo di  irresistibile seduzione, Foscolo ricorda l’isola di Zacinto (Zante), dove fu esiliato, indimenticabili i versi di Leopardi “…e il naufragar m’è dolce in questo mare”, metafora del perdersi poetico, dell’abbandono dell’artista alla sua ispirazione. In casi meno fortunati, come ad esempio nei “Malavoglia”, il Verga vede il naufragio della barca “Provvidenza”, trascinando la famiglia alla rovina. Da non dimenticare mai il maggiormente omaggiato E. Montale, che dedicò una serie di poesie, inserendole nella raccolta “Ossi di seppia”, dove struggente si fa il dialogo tra il poeta ed il mare. Il sentimento che lega l’uomo all’acqua è perfettamente descritto in una nota poesia di C. Baudelaire, contenuta nella celebre raccolta “I fiori del male” , dal titolo “L’Homme et la Mer”, che propone ai lettori una simbiosi suggestiva di ciò che prova l’uomo dinanzi alla riva, regalandoci uno struggente canto dell’anima, che infonde un senso di  libertà, ma anche un oscuro abisso in cui smarrirsi.

Il mare, caratterizzato da acqua salata,  è stato sempre fonte di vita, di gioia, di ammirazione.

Talvolta purtroppo è stato anche palcoscenico di conflitti e guerre mondiali, ed oltre ad avere ispirato artisti di tutto il mondo, è stato anche utilizzato per spunti favolistici quali ad esempio la famosa “Sirenetta” di Andersen che tanto ha fatto sognare e che successivamente è stata resa più celebre  dal cartone animato di W. Disney.

Tra miti, fiabe e leggende, dalla “Ballata del vecchio marinaio” di S. T. Coleridge, dove le profondità marine, assumono toni misteriosi ed esoterici; alla morale rigida della Sirenetta, simbolo della diversità fisica, che perde una parte di se ‘ per rendersi umana, metafora questa del sacrificio.  

Tra stelle marine , coralli e conchiglie, il mare cattura la nostra anima con rapito stupore, la sua magia è racchiusa nella madreperlata luminosità dell’ostrica,   di cui rimane l’eco con la sua traccia indelebile “(…)così come ancora dalla conchiglia canta il mare da cui fu sottratta”(1)

  1. Th. Mann, Ora difficile, in  Novelle e Racconti, trad.it. di Emilio Castellani . Milano. Mondadori, 1953, p.299.

Maria Angela Eugenia Storti

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