Il mondo dell’arte al femminile: Berthe Morisot e l’impressionismo.

 Quando si parla di donne nel mondo dell’arte vengono citate artiste come Frida Kahlo o Marina Abramovich, ma sarebbe troppo semplice partire da qui. 

Oggi mi piacerebbe parlare di Berthe Morisot, una impressionista che cercò con tutte le sue forze di esprimere la sua passione per l’arte pur essendo una donna dell’800’. 

Morisot è una delle poche artiste donne che riescono a fare parte della cerchia impressionista.  

Da piccola la sua passione per l’arte non fu soffocata, poiché proveniva da una famiglia d’artisti. 

La sua vita cambiò quando un giorno, mentre al Louvre di Parigi si esercitava copiando un quadro, incontrò Éduard Manet. Il pittore rimase subito incantato da lei e la fece entrare nella sua piccola cerchia.

L’amore non si concretizzò mai, poiché Manet era un’uomo sposato, ma la sua stima per Berthe come artista era molto alta, e da lì in poi Morisot partecipò ad ogni mostra che il circolo impressionista di Manet organizzava.

Uno dei più grandi ostacoli che una donna dell’epoca incontrava era che la peculiarità degli impressionisti era dipingere “En plain air” (all’aria aperta) 

e difatti nella raccolta pittorica di Morisot notiamo parecchi dipinti di Marine e paesaggi, ma a quel tempo per una donna era disdicevole fare l’artista. La pittura all’aperto e lo stare molto tempo fuori casa non erano attività che erano ben viste. Allora Morisot decise di realizzare molti suoi quadri dentro casa, raffigurando scene domestiche e familiari. Riguardo a questo dualismo, Berthe scrisse nel suo diario: 

“La verità è che la nostra virtù sta nel sentimento, nell’intuizione, nello sguardo, che è più sottile di quello degli uomini. Siamo ben capaci di fare qualcosa purché non roviniamo tutto con l’affettazione, la pedanteria e i sentimentalismi, Desidero soltanto compiere il mio dovere [verso la mia opera] fino alla morte; come vorrei che gli altri non me lo rendessero così difficile”.

Un’opera di Morisot molto conosciuta, oggi esposta a Madrid al museo Thyssen-Bornemisza è Psiche, raffigura una fanciulla che si guarda allo specchio, rimanda all’antica leggenda di Amore e Psiche ma qui cela un significato più profondo che inquadra anche il sentimento di Morisot in quel periodo,  Psiche, il cui simbolo era la farfalla, rappresentava l’anima immortale. Questa, per sua natura soggetta alla trasformazione, e veniva spesso raffigurata come una giovane donna con ali di farfalla sulla schiena,

(questo dettaglio si può vedere nel dipinto di Morisot, nella posizione della braccia).

Psiche, tuttavia, non appare qui come una figura antica, ma appare come una donna contemporanea che si guarda e si giudica  allo specchio.

Quindi anche se alla sua morte nella sua lapide venne soltanto  scritto nell’epitaffio “vedova di Eugène Manet” (Morisot si sposò col fratello di Eduard Manet), ma noi la ricordiamo come voce delle donne nell’800’, che con non pochi pregiudizi, venne riconosciuta come l’artista che meritava di essere.

Daniele Ficarra

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