Mario Calvino e la “città dei fiori”

Ogni anno, nella prima settimana di febbraio, la tradizione italiana vuole che l’interesse di tutti i Media si concentri sul Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Oltre alla passione per i vari cantanti e gruppi musicali, l’attesa per le nuove canzoni e i gossip sui vari protagonisti, un punto topico della manifestazione canora sanremese sono gli allestimenti fioriti sul palco e nelle aree adiacenti il Teatro Ariston, con relativi commenti e confronti con gli anni precedenti. Quando, come nell’ultima edizione, non sono state realizzate composizioni floreali per il Festival, è scoppiato il finimondo, e quando qualche anno fa un giovane cantante, forse un po’ stressato, andò fuori di testa e prese a calci tutti i mazzi di fiori che gli capitarono a tiro sul palco, la cosa si trascinò fino in Tribunale!

In effetti, oltre che per il fatto di essere la sede del Festival, Sanremo è unanimemente conosciuta nel mondo come la Città dei Fiori in quanto proprio in questo angolo estremo della Riviera Ligure di Ponente si sviluppò la cosiddetta “floricoltura moderna”, che segnò il passaggio dalla floricoltura di diletto, praticata e goduta da poche persone per lo più benestanti, alla produzione industriale di fiori e piante ornamentali rivolta al grande pubblico. Questo processo si avviò negli anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale fino a raggiungere il suo periodo d’oro negli anni ’50, quando le varietà di rose, garofani, ranuncoli, mimose, ginestre, violette, alstroemerie, gerbere etc., create a Sanremo, dominavano i mercati floricoli mondiali.

Ho scritto proprio “create” perché non fu solo la produzione di steli recisi delle varie specie floricole a far nascere il mito della Città dei Fiori ma fu, soprattutto, la vera e propria “creazione” di nuove varietà, ideate e realizzate con gli incroci tra genotipi e specie diverse effettuati dall’occhio sensibile e dalla mano esperta di tanti ibridatori sanremesi che hanno fatto la fortuna della loro città. Questi operatori floricoli sono riusciti ad ottenere risultati eccezionali nella loro attività di miglioramento varietale in floricoltura, lavorando duramente e con enormi difficoltà in un ambiente orograficamente svantaggioso (l’aspro e scosceso entroterra ligure di Ponente, modellato a mano dall’ingegno e dall’operosità umana nel corso dei secoli per ricavare strette terrazze di terreno da coltivare e impervi sentieri da percorrere per gli spostamenti), sfruttando al massimo due fattori determinanti per il successo di quell’attività produttiva: 

  • un microclima estremamente mite in inverno, che permetteva la coltivazione di fiori anche durante la stagione fredda, in un periodo in cui ancora non esistevano le colture in ambienti protetti e climatizzati come le serre;
  • l’arrivo a Sanremo, nel 1872, della linea ferroviaria proveniente da Parigi, via Nizza, che permise ai fiori recisi, coltivati per tutto l’anno, di raggiungere le case delle ricche famiglie del Nord Europa, stimolando un numero sempre maggiore di appassionati e di imprenditori a investire tempo, spazi e risorse in questo nuovo settore produttivo.

Dopo aver citato i fattori ambientali (il clima) e tecnologici (la ferrovia), non si può fare a meno di citare un fattore ancora più importante, quello umano, e in particolare l’opera pioneristica di un grande personaggio, Mario Calvino, che, prima da solo e poi in collaborazione con la moglie Eva Giuliana Mameli e con altri appassionati floricoltori e botanici sanremesi, gettò le basi di quella che sarebbe diventata l’epopea della Città dei Fiori.

Mario Calvino nacque nelle colline dell’entroterra sanremese il 26 marzo 1875, in una casa signorile circondata da ulivi, palme e limoni ed immersa in un bosco selvatico da cui si poteva raggiungere il centro di Sanremo in un’ora di cammino lungo un sentiero alquanto impervio: quest’ultimo particolare sviluppò, nel giovane Mario, la passione per le lunghe camminate in montagna e la curiosità nell’osservare la natura. Rimasto orfano di madre, Gerolima Assunta Guagno, a soli 6 anni, Calvino visse la sua gioventù con il padre, Giovan Bernardo, e il fratello Quirino, di due anni più grande. Dal padre, uomo di cultura, di politica (era mazziniano) e di impegno sociale, Mario ereditò l’interesse per il miglioramento delle miserrime condizioni di vita degli agricoltori della Riviera. Questi ultimi, infatti, verso la fine dell’800, avevano subito una fortissima crisi a causa dei gravi problemi incontrati dalle principali coltivazioni dell’epoca nell’entroterra sanremasco: i limoni (a causa della competizione delle produzioni del Meridione, appena entrato nel Regno d’Italia) e l’olio d’oliva (a causa degli attacchi della Mosca dell’ulivo). Ciò stimolò pian piano il passaggio alla più redditizia coltivazione dei fiori, che tanto successo stava ottenendo, a partire dalla metà del 1800, nella Costa Azzurra francese. Proprio lì, infatti, presero avvio le prime coltivazioni di quei garofani “rifiorenti” (ottenuti intorno al 1840 da un giardiniere, di nome Dalmais) che riuscivano a fiorire anche nella stagione fredda a giorno corto e che possono essere considerati il ‘seme’ della floricoltura industriale, germinato nella Provenza francese (che, tra l’altro, fino al 1860 era italiana o, più precisamente, del Regno Sabaudo) ma poi sviluppatosi definitivamente nella Riviera Ligure di ponente.

Laureatosi con Lode in Scienze Agrarie all’Università di Pisa, Calvino iniziò a lavorare come consulente agronomico presso le prime aziende floricole sviluppatesi in quegli anni. La svolta della sua vita avvenne nel 1901, quando Mario vinse il Concorso di Direttore della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Porto Maurizio, cittadina che in seguito fu unita a Oneglia per costituire la Provincia di Imperia (di cui fa parte anche Sanremo). In questo territorio di 30 km costieri, con un aspro entroterra collinare e montagnoso, Calvino iniziò la sua attività sociale, tecnica e, soprattutto, didattica in campo agricolo, percorrendo la provincia in lungo e in largo, in treno o in carrozza, e nei tratti finali a piedi lungo sentieri impervi, raggiungendo attraverso ore di cammino tutti i più remoti borghi collinari e le coltivazioni floricole che si andavano sempre più sviluppando, per insegnare le nuove tecniche di produzione e di ibridazione dei fiori. Si trattava sempre di borghi isolati, in cui regnava la miseria, la fame, l’ignoranza e la paura del nuovo, al punto che Mario Calvino, per tenere le sue lezioni, programmava il suo arrivo nei vari paesi nelle ore in cui pensava di trovare più gente (ad esempio, al termine della messa del mattino o di quella domenicale) e, per attirare l’attenzione di paesani distratti o sospettosi, utilizzava gli stratagemmi più curiosi: uno su tutti, la liberazione di alcune innocue bisce dalla sua borsa nella piazza centrale del borgo visitato, le quali seminavano scompiglio e un po’ di panico tra i passanti che, con le loro grida, richiamavano altri compaesani i quali poi, attratti dal curioso forestiero, si soffermavano ad ascoltare le sue lezioni! 

Aldilà di queste stravaganze, l’importanza delle sue lezioni fu fondamentale per lo sviluppo della floricoltura sanremese soprattutto perché, oltre a insegnare le nuove tecniche agronomiche sulla preparazione del terreno, sulla fertilizzazione, sulla lotta alle malattie dei fiori, sulla propagazione e potatura delle piante, Calvino insegnava anche le tecniche di incrocio e di selezione per produrre nuovi ibridi con fiori più belli, più grandi, più colorati, più produttivi e resistenti alle malattie: da rimarcare il fatto che queste “rudimentali” lezioni di miglioramento genetico vennero impartite da Calvino quando ancora non erano diffuse nel mondo le Leggi di Mendel! Queste ultime, infatti, erano state pubblicate dal monaco agostiniano nel suo famoso testo ‘Esperimenti sull’ibridazione delle piante’ del 1866 ma, inizialmente, le sue scoperte furono ignorate dalla comunità scientifica dell’epoca e perfino avversate dai religiosi! Solo nei primi anni del ‘900 alcuni studiosi (De Vries, Von Tchermak e Correns) riconobbero l’esattezza delle tesi di Mendel, per cui è del tutto esclusa la possibilità che Calvino avesse potuto recepire le Leggi di Mendel per le proprie lezioni (da lui pubblicate nel 1904) sulle tecniche dell’incrocio come mezzo per produrre nuova variabilità.

La vita dinamica e frenetica di Calvino non si limitava solo alla diffusione delle nuove tecniche agronomiche in un mondo agricolo estremamente arretrato: egli riusciva infatti a tenere contatti di carattere scientifico con studiosi e accademici, sia italiani che della Costa Azzurra o di università internazionali, e perfino rapporti di carattere culturale, politico e sociale. Proprio durante un evento culturale, conobbe un certo Cirillo Lebedintseff, un esule russo, sedicente astronomo e perseguitato in patria per motivi politici. Entrato in confidenza con lui, decise di aiutarlo a rientrare in Russia cedendogli il proprio passaporto, data la somiglianza della sua foto con il viso dell’amico Cirillo. Purtroppo questi, rientrato in patria, dopo qualche tempo venne catturato dalla polizia zarista e giustiziato a Pietroburgo il 1 marzo 1908: in seguito a ciò, sul Corriere della Sera del giorno dopo venne pubblicata la notizia dell’impiccagione di un rivoluzionario di nome Mario Calvino di Sanremo! La notizia, poi chiarita, generò ovviamente enorme scalpore, dato che Mario aveva raggiunto una certa notorietà a livello nazionale, ed essendo comunque lui un dipendente pubblico, la vicenda gli causò anche diverse noie. E così, un po’ per questo spiacevole episodio, un po’ perché, dopo 8 anni di lezioni nei più sperduti angoli della Riviera, sentiva il bisogno di fare altre esperienze, accettò la proposta che gli fece l’ambasciatore plenipotenziario del Messico, affascinato dallo spirito di Calvino dopo una sua conferenza al Museo Bicknell di Bordighera: la direzione di tutta la ricerca e la sperimentazione agricola in quel Paese oltreoceano!

Il periodo trascorso in Messico (1909-1917) fu ricchissimo di nuove esperienze e grandi soddisfazioni, in un mare di difficoltà che può comprendere solo chi riuscisse a immaginarsi per un attimo come potesse essere la situazione politica, economica, sociale e culturale nel grande Paese centro-americano all’inizio del ‘900! La miseria, la fame e l’ignoranza, che Calvino aveva toccato con mano nell’entroterra ligure, lì in Messico erano ancora più drammatiche: eppure Mario non si perse d’animo e svolse il proprio ruolo di educatore e di innovatore in tutti i campi dell’agricoltura, dai cereali all’orticoltura, dalla frutticoltura tropicale alla floricoltura, dalla politica agraria finanche alla produzione di bevande alcooliche con fermentazione controllata per evitare le tragiche conseguenze di distillazioni approssimative che, insieme all’alcool etilico, estraevano anche il mortale metanolo. Sul piano sociale, poi, promosse il credito agrario e addirittura un progetto di scuole rurali aperte anche alle donne, cosa allora rivoluzionaria! Purtroppo, la situazione politica del Paese divenne drammatica a partire dal 1911, con lo scoppio della guerra civile: Mario continuò la sua opera in giro per il Messico, girando col fucile a portata di mano e spostandosi di volta in volta nelle zone meno pericolose, finchè nel 1917, dopo essere scampato a diversi attentati (un attacco dinamitardo nella casa dei suoi vicini e un autobus di linea che vide esplodere sotto i suoi occhi), fu costretto a lasciare il Paese per trasferirsi a Cuba.

Iniziò così il periodo “cubano” della sua carriera (1918-1924). Nel paese caraibico venne chiamato dapprima come consulente alla direzione di una stazione di ricerca della “Cuba Sugarcane Corporation”, quindi nominato Direttore della Stazione Agronomica Sperimentale di Santiago, a 8 km da L’Avana. Quando nel 1920, durante una missione per conto del Governo Cubano, rientrò per breve tempo in Italia, trovò il modo di incontrare una giovane e brillante docente dell’Università di Pavia, Eva Giuliana Mameli, Laureata in Scienze Naturali, di cui aveva letto diverse interessanti pubblicazioni. L’incontro fu fatale: in pochi giorni i due si sposarono con rito civile e ripartirono insieme per Cuba! I due condividevano sia le tematiche agricole del loro lavoro, sia l’impegno politico e sociale rivolto, in particolare, al miglioramento delle condizioni degli agricoltori e all’emancipazione femminile. Nel 1923, a Santiago de Las Vegas, nacque il loro primo figlio, Italo, che diventerà uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento.

La fama del lavoro svolto da Mario ed Eva a Cuba, nonostante i venti di rivoluzione che iniziarono a soffiare anche nell’isola caraibica, travalicò tutti i confini internazionali. E così, quando nel 1925, a Sanremo, venne istituita la Stazione Sperimentale per la Floricoltura (Regio Decreto n. 129/25), a Mario fu proposta la direzione di questo importante centro di ricerca. L’attività sperimentale, didattica e formativa avviata tra mille difficoltà da Calvino ed Eva Mameli portò i suoi frutti: nacque così, tra le due guerre mondiali, la generazione dei grandi ibridatori sanremesi che, sulle orme dei due coniugi, contribuirono in modo decisivo allo sviluppo della cosiddetta ‘floricoltura industriale’ in Italia e nel mondo. Tra questi, ricordiamo innanzitutto Domenico Aicardi, Quinto Mansuino ed Ermanno Moro, e dopo di loro, dagli anni ’50 in poi, Domenico, Mary e Ada Mansuino, i coniugi Giacomo Nobbio e Nicoletta Baratta, Flavio Costanzo Sapia, Silvano Moraglia, Ezio e Riccardo Brea e tanti altri.

Con gli anni ’80 e ’90 iniziò un inarrestabile periodo di crisi delle produzioni floricole sanremesi, causato, da un lato, dalla globalizzazione, che portò sui mercati europei fiori dal Terzo Mondo a prezzi stracciati, e dall’altro, dalle nuove tecnologie produttive che mal si adattavano alle condizioni orografiche e alle modeste dimensioni delle tradizionali aziende floricole sanremesi. Tuttavia, ancora oggi una grande attività di miglioramento genetico e di costituzione di nuove varietà da fiore viene portata avanti dagli eredi di quella grande scuola di ibridatori avviata da Mario Calvino ed Eva Mameli: tra questi, ricordiamo (in ordine alfabetico) Massimo Baratta, Alberto Biancheri (l’attuale Sindaco di Sanremo, in carica dal 2014, nonché famoso ibridatore di ranuncoli e anemoni), Manuela Brea, la famiglia Di Giorgio, Giovanni e Domenico Gagliardi, i fratelli Ghione, Andrea Mansuino, Antonio Marchese, Carlo Moraglia, Flavio Sapia, Franco Stalla e tanti altri che ancora oggi, sulle orme tracciate dai coniugi Calvino, portano avanti la nomea della città di Sanremo come la vera e unica “Città dei Fiori”.

Gianluca Burchi

BIBLIOGRAFIA:

Tito Schiva, 1997. Mario Calvino: un rivoluzionario tra le piante. Ed. ACE International di Flortecnica e Data & Fiori

Appendice:

Con molto orgoglio, voglio ricordare che la Stazione Sperimentale per la Floricoltura, negli anni ’60, passò sotto il controllo del Ministero dell’Agricoltura come Istituto Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo con sedi periferiche a Pescia e a Palermo (D.P.R. n. 1318/1967), e che proprio in questo centro lavorai nel mio primo incarico come Ricercatore, dal 1990 fino al 2002, quando poi mi trasferii nell’attuale sede di Pescia. Il primo giorno che arrivai a Sanremo notai subito, all’ingresso di Villa Bel Respiro (Fig.1a), sede del centro sperimentale, il busto bronzeo dedicato al suo primo Direttore, Mario Calvino (Fig.1b), cui succedette, alla sua morte nell’ottobre del 1951, la moglie Eva Mameli.

L’allora Direttore della Sezione di Miglioramento Genetico, Tito Schiva, pubblicò nel 1997 un libro dedicato proprio a Calvino dal titolo “Mario Calvino: un rivoluzionario tra le piante” (Ed. ACE International di Flortecnica e Data & Fiori), da cui ho attinto numerose informazioni sulla vita del grande Maestro sanremese.

La storica sede di Sanremo, notevolmente ampliata con moderni laboratori e piattaforme biotecnologiche inaugurate nel maggio 2022, opera tutt’oggi come centro di ricerca del CREA Orticoltura e Florovivaismo (https://www.crea.gov.it/web/orticoltura-e-florovivaismo) e, nel 2025, celebrerà i 100 anni dalla fondazione della Stazione Sperimentale per la Floricoltura diretta da Mario Calvino.

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