Un mare di storia in granelli di sabbia

La sabbia è il libro della terra ce la racconta tra i suoi granelli, ce ne restituisce la storia, il tempo, e fotografa l’azione delle trasformazioni che ne fa l’uomo.
Se l’avesse osservata Sherlock Holmes, con il suo metodo abduttivo, sarebbe andato a ritroso per
rintracciare chissà quali storie.
“Forse fissando la sabbia come sabbia, le parole come parole, potremo avvicinarci a capire come e in che misura il mondo triturato ed eroso possa ancora trovarvi fondamento e modello”. Avrebbe detto Calvino nel suo libro “Collezione di sabbia”
Perché i granelli sono come le parole, costruiscono significati, sono tracce, evidenze che bisogna
leggere ed interpretare.
William Blake avrebbe ricondotto il granello di sabbia all’innocenza. “Vedere un mondo in un grano di sabbia/ e un universo in un fiore di campo,/ possedere l’infinito sul palmo della mano/ e l’eternità in un’ora.
Ma la sabbia è anche deserto, luogo in cui imparare a sopravvivere o luogo di meditazione. Il deserto
disarma, ci spoglia degli orpelli per tornare ad essere noi stessi, è un levare che porta all’umanità.
“Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio. E come non essere d’accordo con il Piccolo Principe. Passeggiare in una spiaggia solitaria, dove al vocio dei bagnanti ed alle grida dei bambini si sostituiscono i suoni della natura è un invito a dialogare con sé stessi, con quella voce interiore che bussa per chiedere ascolto quando nel frastuono di un quotidiano urbano sappiamo solo correre.
La spiaggia, il granello di sabbia sono metafora di noi in relazione con la riflessione che pone domande, interrogativi esistenziali.
La spiaggia allora non è solo ombrelloni, musica assordante, profumo di creme solari, teli variopinti
che si confondono nelle passerelle dei costumi dei bagnanti, superficie su cui rosolare, dorare o bruciarsi. Contenitore di rifiuti o prezioso scrigno da cui portare a casa souvenirs da dimenticare in angoli domestici delle nostre abitazioni.
È dialogo con la natura, relazione circolare tra noi e l’altrove, è la dimensione dell’universo di cui
facciamo parte
[…]
E tu non dire
ch’io perdo il senso e il tempo
della mia vita –
se cerco nella sabbia
il sole e il pianto
dei mondi –
se getto nelle cose la mia anima
piú grande – e credo
“Cose (10 dicembre 1933)”, da Parole di Antonia Pozzi

Marisa Di Simone

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