TU, TU E TU, ENTRAMBI FUORI DALL’ACQUA!
Il suo italiano aveva un’origine antica e mescolava lingue di provenienze diverse in un vocabolario dove improvvisazione e fantasia avevano lo stesso diritto di esprimersi nelle forme più varie e originali.
Coniugare o declinare erano concetti di una lontana astrazione e i tempi e i modi verbali seguivano una consecutio sospesa in una dimensione irreale che risultava comunque più vera di quanto non si potesse pensare.
Ogni sua espressione attraversava il filtro di una traduzione a tappe che dal pensiero passava alle immagini, poi al dialetto, per approdare, infine, a quell’italiano apocrifo e originale che però tutti comprendevano al volo.
Durante l’inverno, era il sostituto titolare del capo bidello della scuola che sistematicamente si ammalava tutti gli anni, consentendo quel periodo di supplenza minima a garantirgli di passare l’annata.
In quel periodo la frase aveva una leggera variante:
“TU, TU E TU ENTRAMBI DAL PRESIDE”, pronunciata per ogni minima infrazione ad un regolamento scolastico dai canoni così rigidi da consentire più o meno il solo respiro.
Chissà che connessione doveva aver prodotto nella sua analisi logica e sintattica quella parola “entrambi”, la prima volta che l’aveva sentita.
Adesso era diventata la base ideale su cui costruire quelle espressioni imperative che gli davano l’autoritaria illusione di poter impartire ordini che quasi mai venivano eseguiti.
C’era solo un cambio di ambientazione stagionale: d’inverno, a scuola, dove non sapeva che funzione avesse un congiuntivo; e d’estate sulla spiaggia di un paese di mare dove da anni faceva il bagnino, lui… che non sapeva neanche nuotare.
“Entrambi ” risuonava puntuale senza far più ridere nessuno perché era entrato a far parte del luogo, del paesaggio e dell’aria stessa che si respirava.
Ecco cosa manca oggi nell’aria; sentir risuonare quel “tu, tu e tu entrambi fiori dall’acqua” che riecheggiava puntuale ogni anno, quando bastava uno spruzzo fuori controllo, una battaglia navale più movimentata del solito su canotti di fortuna o, peggio, qualche cavettone dalla traiettoria sconfinante, fra la riva e la battigia, per fargli esclamare quell’”entrambi”inclusivo e plurimo in cui ci stava dentro tutta una banda innocua di ragazzini in vacanza.
Giacomo Paruta