A cosa servono i ricordi?

Le nostre vite scorrono in modo frenetico. 

Inseguiamo ogni giorno quegli obiettivi che riteniamo – a torto o a ragione – necessari e talora indispensabili per affermare l’unicità della nostra esistenza all’interno del corpo sociale che abbiamo scelto come riferimento. E ciò vale sia che si tratti di una ristretta cerchia di conoscenti come di un largo gruppo di individui, talora accomunati da interessi più o meno condivisi di carattere lavorativo, culturale, politico, sportivo, ludico o – a volte – di studio e di ricerca.

Lasciamo poco spazio alla memoria. 

E non parliamo di quella necessaria a raggiungere tali obiettivi,  giacché essa è funzionale ed integrata ai nostri scopi: ma della memoria personale, quella che ci fa esseri unici e irripetibili e che – nel bene e nel male – ha plasmato in modo originale le nostre individualità.

La memoria di una strada che abbiamo percorso di notte o di un incontro casuale che ci ha cambiati per sempre; il ricordo di un dialogo  imprevisto o di una lettera inattesa; di un abbraccio, di un dono inaspettato; la nostalgia di un bacio non dato o non concesso.

Nella maggior parte dei casi, lasciamo che queste memorie rimangano sepolte sotto il sedimento di una vita che spesso ci ha deluso, ma che pervicacemente, per necessità, per scelta o per viltà, proseguiamo con inerzia, in attesa di un improbabile cambiamento.

Raramente, l’intrusione di una melodia che avevamo dimenticato, di una frase che aveva sopraffatto il nostro animo, di una immagine che riporta alla memoria emozioni che credevamo smarrite, puó ricondurci, come una impertinente macchina del tempo, ad un istante che credevamo perduto per sempre. 

Per porre un’ultima volta le domande per le quali assai spesso il nostro cuore non ha più risposte.

Santi Spartà

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