Sea paradise – in viaggio con Eleonora Lombardo
Il romanzo di Eleonora Lombardo “Sea Paradise”, ci offe un viaggio su una maestosa nave da crociera, in compagnia di Elvira ed Amanda. Due amiche che decidono di vivere insieme l’avventura di una fantastica crociera. In realtà le protagoniste stanno seguendo il Protocollo della Società che invita, chiunque abbia compiuto il settantesimo compleanno di età, a salire a bordo della lussuosa nave. Un invito che si traduce in una scelta obbligata, tirarsene fuori significa perdere ogni diritto. Le due settantenni sono legate da una lunga amicizia ed il viaggio le seduce, è la promessa di un’esperienza paradisiaca. Scegliere la Sea Paradise significa amare il prossimo e garantire un futuro sostenibile al pianeta ed alle nuove generazioni, ma c’è un prezzo da pagare. Dietro il Bengòdi si cela una realtà inquietante. La prestigiosa nave nasconde una condizione alienante, una società deumanizzata e cinica che programma morti discrete e silenziose. Eleonora Lombardo tra utopia e distopia celebra l’amicizia, la trasformazione e la resilienza, ma allo stesso tempo lascia a noi la riflessione sull’allontanamento dalle leggi della natura e sulle conseguenze dell’efficientamento sociale.
- Una nave da crociera è simbolo di divertimento, di viaggi, di sogni, la Sea Paradise nonostante la sua veste seducente invece nasconde aspetti inquietanti. Come hai concepito questa dualità tra sogno e incubo?
La Sea Paradise è il mio modello d’Inferno, se io devo pensare a un posto infernale, mi viene in mente una nave da crociera, dove qualcuno ti costringe a divertirti in un modo prestabilito. Quando passano le navi da crociera a Palermo c’è proprio uno spostamento della luce, si oscura il Cassaro. Ogni volta che vedo queste enormi navi passare vicino qualunque città italiana, m’inquietano, perché non sai mai che cosa succede là dentro. È una mia idiosincrasia e sono partita da quella. Mi piaceva mettere insieme, in un modo un pò grottesco, una società utopica ma nello stesso tempo disumana. Utopica perché afferma tutta una serie di principi, di idee giuste, fatte per salvare il pianeta dal disastro ambientale. Ma nello stesso tempo distopica, perché chiede un estremo sacrificio a chi non è più produttivo, l’abbandono della vita. Questo andar via volevo però che fosse un’uscita di scena plateale, quindi ho immaginato una società dove gli anziani, in una sorta di roulette russa, scomparivano dalla vita viaggiando in crociera. Tutto questo, che è una proiezione sicuramente in un futuro in cui nessuno di noi vorrebbe abitare, io in qualche modo l’ho visto accadere, cioè ho visto un atteggiamento estremamente grottesco nei confronti della vita e della morte nel modo in cui la nostra società tratta sia i giovani, sia gli anziani.
- Elvira ed Amanda sono due personaggi di grande intensità emotiva. Da dove nasce l’ispirazione per rappresentare un’amicizia così profonda e complessa?
Io penso che tra tutti i sentimenti quello dell’amicizia sia il più nobile ma anche il più sacrifico. Se c’è una cosa che mi dà speranza per il futuro è proprio quella delle amicizie, delle persone che in qualche modo condividono con te l’elaborazione dei dolori e delle gioie della vita. Mi piace parlare di famiglia coetanea, perché gli amici sono le persone che hanno la tua stessa età, quindi in qualche modo camminano con te.
M’interessava indagare l’amicizia femminile perché per me è una delle cose più importanti, e quindi queste due donne sono una proiezione di quello che io vivo costantemente. Pensare che in un futuro, anche terribile, io possa sempre avere un’amica con cui cercare una via di fuga, è una cosa che mi conforta molto. Un’amicizia con cui elaborare le cose, per le quali abbiamo bisogno di sostegno.
- Nel tuo romanzo s’intrecciano i temi dell’utopia e della distopia. Verso quale direzione la società moderna si sta dirigendo?
Il mio sentimento rispetto a questa tua domanda, che credo sia la domanda centrale del libro, è cambiato rispetto a quando io l’ho scritto. Ormai sono passati due anni dalla stesura definitiva, mentre lo scrivevo probabilmente provavo anche molta rabbia. Venivo fuori dalla pandemia e per me non c’era molta speranza. Applicavo all’andamento della storia un principio quasi deterministico, scientifico: se osserviamo il presente, non potremo che peggiorare. Ho riflettuto molto su questa conclusione. Per fortuna la storia non è lineare, procede per scarti, illuminazioni, deragliamenti, imprevedibilità, per cui io penso a noi che la storia la raccontiamo; noi siamo responsabili nel comprendere che tipo di futuro vogliamo comunicare. Quando cominci a raccontare una storia, la cominci a rendere vera e molto spesso le profezie si autoavverano. Allora probabilmente dobbiamo capire quali elementi del presente sono degli appigli per costruire un futuro clemente, un futuro desiderabile, nel quale vorremmo affidare e scongiurare l’ipotesi della Sea Paradise.
- La relazione con la natura e il tema della deumanizzazione sono centrali. Pensi che la letteratura possa contribuire a risvegliare la consapevolezza su questi argomenti?
La letteratura può tutto ed è quello che per fortuna ci salva. Ha la capacità di sfidare la complessità. Non conosco nessun’altra scienza, non conosco nessun altro approccio che abbraccia la complessità come fa la letteratura. Può attraversare il tempo, può andare avanti e indietro, può tenere insieme reale e fantastico, ciò che conosciamo e ciò che ancora non conosciamo, perché molto spesso la letteratura anticipa. Chi sa raccontare sale sulle vette e guarda più lontano. È fondamentale anche per riscoprire il legame che dobbiamo avere con la natura e con le altre specie. La scienza si sta avvalendo moltissimo della letteratura adesso e nel farlo approda sempre a futuri che sono assolutamente utopici e desiderabili.
- Quanta paura ti fa affrontare la vecchiaia?
Direi zero! Zero paura! Ma tanta curiosità. Però devo dire che è il mio pensiero costante. E credo che richieda allenamento, non bisogna escluderla ma renderla parte del presente. Noi parliamo di vecchiaia e giovinezza in un modo veramente troppo fisso, statico. Se dobbiamo parlare di invecchiamento dei corpi è un conto. Ma vecchiaia e giovinezza si muovono avanti ed indietro e si riconfigurano costantemente. Come dicevo prima è un allenamento ed io ho cominciato.
- C’è un romanzo che ogni tanto ti capita di rileggere? E perché?
Olga Tokarczuk “Nella quiete del tempo” perché tra i romanzi letti negli ultimi dieci anni è quello che più volte ha trasformato il mio modo di guardare la realtà e di tenere sullo stesso piano gli esseri umani, le piante, gli animali. Ho veramente bisogno, necessità di tornare a quelle pagine perché sono un conforto.
“Sea Paradise” è un viaggio di riflessione profonda su ideali e utopie, che ci mostra come il desiderio di un mondo migliore comporti spesso compromessi, costi e scelte. Elvira ed Amanda, attraverso il legame indissolubile del loro legame, ci ricordano che, di fronte a un mondo che tenta di spezzare individualità e relazioni autentiche, l’amicizia rimane un baluardo di libertà e cambiamento. Ma il problema di chi è uscito dal circuito lavorativo rimane, è una questione che ci riguarda, che richiede responsabilità, impegno e capacità di sviluppare scelte che sappiano avere cura dell’umanità.
Marisa Di Simone