La leggenda di Alessandra Salerno

C’era una volta e ci sarà sempre, una bambina che aveva una cascata di capelli rossi da incorniciare in un volto diafano a tratti fiabesco. Una bambina fuori dal comune, una vera forza della natura con una voce straordinaria spiazzante, con una simpatia strepitosa ed uno sguardo che guarda lontano, che incanta tutti quelli che hanno la fortuna di ascoltarla. Ho avuto il piacere di conoscere questa bambina prodigio mentre facevo il maestro elementare presso la scuola Giovanni Ingrassia di Palermo. Quell’anno avevo intenzione di costruire il coro della scuola. Una mattina sono stato chiamato dal direttore Alfonso Di Giorgio, voleva che ascoltassi con attenzione la voce di Alessandra Salerno che non appena mi vide mi fece un sorriso. Era una voce bellissima, unica, profonda, con una modulazione naturale, ricca di pathos e sentimento, una voce che mi ricordava la Sicilia e i paesi del Mediterraneo, la Grecia, la Spagna, il Portogallo… Rimasi folgorato. Un giorno incontrai Michele La Tona responsabile del Teatro Biondo di Palermo e gli posi una domanda, è possibile che in teatro debbano presenziare sempre le stesse persone? Da un po’ di tempo con le mie colleghe Caterina Trimarchi, Lucia Cantale e il pianista Gioacchino Zimmardi stavamo preparando uno spettacolo, un omaggio al grande cinema e alla storia della settima arte, una festa alla musica e alla vita, coinvolgendo cento bambini che non avevano mai visto un teatro nella loro vita. Chiesi con garbo, a Michele La Tona se potevamo offrire ai bambini dei quartieri popolari la possibilità di esibirsi al teatro Biondo rompendo per una volta il protocollo? Michele La Tona mi ascoltò con attenzione e commozione, mi guardò negli occhi, poi fece un sorriso profondo e alla fine mi disse, vi esibirete in Teatro. Quella fu la prima volta di Alessandra Salerno un’artista siciliana poliedrica e internazionale che ha all’attivo esibizioni sui palchi di mezzo mondo, collaborazioni di prestigio ed infiniti premi in Italia e all’estero, persino un documentario musicale interamente dedicato a lei che spopola negli States. Quando Alessandra canta il cielo si illumina di stelle bambine e in quel momento il mondo si colora, non c’è artista o spettatore: insieme tutti vivono e sognano un mondo migliore, abbracciati dalla magia della musica superando confini e barriere. Qualcuno all’estero crede che Alessandra sia nata in Irlanda, invece lei è siciliana e dentro la sua anima avverte radici altre, quasi africane: sente di appartenere al sud del mondo. Il suo modo di parlare è diretto e spontaneo anche se lo sguardo racconta qualcos’altro. In Sicilia si dice, che le donne dai capelli rossi siano inaffidabili e volubili. Un po’ streghe e un po’ sirene… Lei è un’eccezione è unica e nei suoi occhi c’è la memoria del mondo.. Ma prima di conoscere Alessandra Salerno desidero dar voce alle persone che le vogliono un gran bene e la seguono sempre…

Quando nasce la tua passione per la musica?

Intanto, grazie per questa intervista, che piacere immenso ritrovarci dopo tutti questi anni. Quando nasce in me la passione, non lo ricordo, è nata con me, foto di famiglia testimoniano che già a due anni ballavo e cantavo. Ma a quanto pare è a quattro anni che ascoltando la canzone Caruso di Lucio Dalla da papà, ho iniziato a cantare e ad appassionarmi a Lucio, a Pavarotti ai Jingle Jazz che passavano per la televisione, alla sigla della pantera Rosa… si stava già disegnando la mia matrice musicale…

Quali ricordi conservi della scuola Giovanni Ingrassia?

Conservo dei bellissimi ricordi…ad esempio di come tu scopristi che io cantavo, scimmiottavo Pavarotti cantando O sole mio, ed una delle mie maestre mi portò a farmi sentire dal direttore di Giorgio che mi presentò a te. Ne abbiamo fatte di cose bellissime, sono stati gli anni dei primi palchi, dove ho imparato la condivisione della musica e a come stare davanti a un pubblico sempre più numeroso. Sono stata una bambina fortunata ad aver vissuto queste esperienze.

Come hai vissuto il successo che ti ha accompagnato in quegli anni?

In realtà non benissimo. Ero una bambina e il successo cresceva ogni giorno di più, di evento in evento e questo mi portava via dal gioco, mi portava via dalla mia classe, dai miei compagni… Ricordo che molti di loro provavano quella gelosia che è normale che i bambini provino quando ci sono delle differenze. Loro restavano in classe a studiare ed io andavo via per provare e per gli eventi, spesso mi sentivo da sola… E’col tempo ho rivalutato e ringraziato la vita per questa esperienza.

Avresti mai pensato che la mia presenza contribuisse a dare una svolta alla tua vita?

Sì l’ho pensato tante volte. Se non fosse stato per il coro da te creato e gestito, per le canzoni da te scritte, io in quegli anni non avrei fatto quelle esperienze e non avrei scoperto così giovane la mia passione per la musica, non avrei avuto le idee così chiare, già così presto. Ma insieme a te un’altra persona che in quegli anni premeva molto affinché io cantassi è stato un mio caro zio, fratello di mia madre, zio Michele, che ad ogni occasione di famiglia, ogni evento, non perdeva tempo nel chiedermi di cantare e a spingermi verso il palco.

La prima volta che sei stata al Biondo nello spettacolo “Il Cinema, i bambini e la Sicilia” insieme a me, Caterina Trimarchi e Lucia Cantale e Gioacchino Zimmardi, tanti bambini, maestre e tante famiglie hai cantato La canzone del cinema, Palermo d’inverno ed altre canzoni. Quel giorno hai incantato il pubblico. Ad un certo momento dello spettacolo sei scesa in sala con una cesta colma di rose e le hai omaggiate alle signore. Cosa ricordi di questa esperienza?

Ricordo che stavo letteralmente morendo dall’emozione… Il dietro le quinte prima dell’inizio dello spettacolo, ha dato l’inizio ad un rituale che mi sono portata avanti per anni. Ripetevo dentro la mia testa una sorta di mantra, mi dicevo “non avere paura di questo momento, verrà domani e poi dopodomani e poi si vedrà”, me lo ripetevo di continuo. Sono uscita sul palcoscenico e tra una canzone e l’altra le mie facce erano atterrite dalla paura e dalla vergogna, ho riso su questo filmato degli anni 90 per anni. Questa è la parte divertente e che nessuno ha mai saputo. Di certo, posso dirti che è stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita…Il teatro Biondo stava scoppiando di bambini e di persone, stracolmo ed io avevo solo otto anni e scendere tra il pubblico a donare le rose alle signore è stato un grande gesto che mi ha forzato a superare la timidezza. Però diciamocelo, tanta roba per una bambina così piccola eh!

Cosa è successo dopo che ci siamo lasciati in quinta, dopo che hai studiato al conservatorio?

Ho studiato in conservatorio il tempo delle scuole medie che ho frequentato proprio all’interno, e dopo ho mollato gli studi musicali perché quelli erano gli anni della severità, degli studi classici, della scuola attempata, dei vecchi professori, di quelli che ti facevano venire i vermi allo stomaco dalla paura! Oggi per fortuna non è più così, oggi i professori del Conservatorio sono i miei colleghi, persone con cui condivido progetti, palchi, persone meravigliose. Mi sono dedicata alla moda inscrivendomi in un istituto statale ed ho studiato arte, perché diciamocelo, il mio sogno era quello di diventare una cantante stilista e su quello ero abbastanza decisa a percorrere entrambe le strade! Ho avuto delle band, la prima all’età di 15 anni; ho iniziato a cantare nei matrimoni, e nel frattempo mi diplomavo con 100 come tecnico di moda. Dopo è iniziato il mio percorso universitario all’Accademia di belle arti in design di moda ed ho sempre continuato a cantare. La musica è stato il mio sostentamento durante gli anni di studi, ho iniziato a fare il jazz, ho fatto parte di un coro gospel per cinque anni e dopo la mia laurea in design di moda, lavoravo come stilista, stylist organizzatrice di sfilate e come cantante nei festival siciliani nei palchi e nei club.

Ricordi ancora l’incontro con Pippo Madè?

Si, lo ricordo con molto affetto, tengo ancora custodito un dipinto che mi ha regalato con una dedica bellissima… L’ho rincontrato qualche anno fa.

La canzone Palermo d’inverno è stata portata al successo da te e da Rita Consiglio una ragazza non vedente che non ho più rivisto…Palermo d’inverno è stata una canzone molto amata dalla città e anche dal sindaco Leoluca Orlando, che voleva diventasse la canzone della città, resta la canzone di Palermo, ( gira una tua esecuzione su Yoyube). Ho scritto questa canzone a Parigi negli anni giovanili, dopo aver comprato una cartolina della Ville Lumière, che con le carrozze e suoi boulevard sembrava il volto della vecchia Palermo…

Dove hai cantato in questi anni?

In ogni angolo della Sicilia, e in moltissime città del centro e nord Italia, ho portato la mia musica in Polonia, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti, Brasile in 4 stati differenti, Bahrain… se inizio ad elencarti le città non ne usciamo più!

Qual è il tuo repertorio ?

Il mio repertorio è un mix di musiche da me composte e di brani internazionali che cerco di portare nel mio mondo musicale con degli arrangiamenti molto personali muovendomi tra la musica soul e la neo folk pop.

Tu non hai conosciuto Rosa Balistreri, io ne ho sempre parlato a scuola. Cosa ha rappresentato Rosa Balistreri per te, lo sai che ha vissuto una vita molto tormentata e il più delle volte non è stata compresa dalla società del suo tempo?

Io ho sempre considerato Rosa Balistreri la mia madrina, sia perché attraverso i tuoi racconti e l’input di cantarne le sue canzoni quando ero piccola, è stata colei che mi ha aperto il mondo del folk, sia per la sua storia e per la sua presenza importante e femminista nel mondo della storia e del costume siciliano e nazionale. Suo nipote, che ama definirsi suo figlio, è un mio caro fan che mi segue dai tempi in cui l’ho omaggiata cantando su un dondolo in un videoclip, Paci facemu (brano di Franco Li Causi). Rosa la porto sempre con me, in giro per il mondo; sai che con il nostro amico Marcello Mandreucci abbiamo riscritto questa canzone in inglese? è diventata WhoToldYou e ogni volta per me è un onore poterla presentare in giro e parlare di lei; nel 2020 ho ricevuto anche il premio Rosa Balistreri organizzato da moltissimi anni da Pino Apprendi.

Com’è diventata Alessandra Salerno oggi?

E’ una ragazza che non si arrende mai, la musica è sempre stata una questione di sopravvivenza per me ed il fatto di essere cresciuta in una famiglia di non artisti, da un papà operaio e una mamma casalinga, con tre fratelli che fanno tutt’altro nella vita, per me è stato ancora più stimolante. Ho sempre cercato la mia strada, la mia unicità e la mia autenticità sono sempre stati tra i miei valori più importanti… ho faticato molto per arrivare dove sono arrivata e fatico ancora oggi, perché i miei sogni sono giganti e quando mi metto in testa una cosa non dormo le notti… sono una persona irrequieta, in continuo divenire.

Tu e tuo figlio…

Liam è un’anima che mi ha inseguita fino in Brasile per avermi come mamma. Era il mio destino, vivevo là e mi innamorai perdutamente di suo padre. E’ arrivato in un momento caotico e perfetto della mia vita. Siamo rimasti io e lui oggi e mi dà ogni giorno la forza di volare ancora più in alto per costruire il nostro futuro. E’ un bambino meraviglioso, così pieno di energia… Per me essere mamma è un dono di Dio, un sogno che si è realizzato.

Se dovessi riavvolgere il nastro della tua vita, rifaresti le stesse cose che hai fatto o cambieresti qualcosa?

Rifarei tutto quanto! Forse di più, vorrei non aver detto alcuni “No”…

C’è una città dove ti piacerebbe cantare?

Tokio, nuovamente a New York, Londra, Las Vegas, Los Angeles, California, Texas, Parigi…. Ovunque in realta!

Chi sono i tuoi musicisti di riferimento?

Nina Simone, Michaek Jackson, Djavan, Elis Regina, Gino Paoli, Carmen Consoli, Etta James, Rosa Balistreri, Hindie Zahra, ChavelaVargas, Sade, Led Zeppelin, l’elenco è lungo e molto eterogeneo…

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

In questo momento ho due vere e proprie start-up, una segreta di cui non posso parlare e l’altra che ha appena visto la luce sui palchi, dopo tre anni di attesa a causa della pandemia e di pubblicazioni di contenuti digitali, ed è la mia orchestra femminile. La NoQuiet Women Orchestra, “no quiet” -donne che non stanno in silenzio, è un progetto musicale femminista di oltre 30 donne sul palco ed è la prima orchestra pop soul tutta al femminile in Europa. Abbiamo registrato due Sold Out al teatro Santa Cecilia Palermo l’8 marzo e adesso ci stiamo preparando per le date estive. Ma questo è l’immediato futuro… i progetti per il futuro in generale sono talmente tanti che spero mi basti questa vita per realizzarne almeno la metà!

Per questa intervista si ringraziano i fotografi Fabrizio Iozzos, Mario Virga, Salvatore Indelicato e Gaetano Lio.

Maurizio Piscopo

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