L’immaginazione, sogno romantico del poeta ed eterna culla d’infanzia

L’immaginazione, spazio segreto della nostra anima, è da sempre considerata come il giardino fertile della nostra infanzia, ed è sovente vista come unica consolazione e via d’accesso all’invisibile soprattutto. per coloro che soffrono di ciò che la realtà non può offrire.
Questo infinito specchio fatato costituisce la protesta romantica contro la banalità della vita quotidiana. Si tratta della più prestigiosa tensione che rapisce il poeta e lo porta a produrre arte. Essa è una facoltà creativa che dissolve e ricerca gli oggetti e le creature del mondo esterno. Per i poeti romantici è addirittura considerata un potere divino, in grado di percepire la vera essenza delle cose. L’enfasi sull’immaginazione spiega la qualità visionaria di alcuni poemi, le cui emozioni divennero progetto di studio.
Quasi tutti i poeti romantici espressero una coscienza di una relazione più profonda tra l’uomo e la natura. In particolare l’infanzia, venne in quel periodo rivalutata come condizione vicina allo stato di purezza ed innocenza. E’ importante ricordare come il Romanticismo segnò una vera rivoluzione nell’uso del linguaggio poetico, nonostante le sue convenzioni metriche rimanessero tradizionali. Ad esempio in Inghilterra si ricordano due generazioni di poeti romantici. Alla prima generazione appartennero autori quali W. Blake, W. Wordsworth e S. T. Coleridge, la cui poetica è caratterizzata dall’intima relazione tra l’io e la natura. Differentemente dalla prima, la seconda generazione, che vide emergere Shelley, Byron e Keats, si distinse per le sue ricerche di relazione tra arte e vita. Wordsworth e Coleridge composero le “Lyrical Ballads”, dando così vita al manifesto iniziale del Romanticismo inglese (1772-1834).
Dai paesaggi , dalle lande e da elementi sovrannaturali, scaturì un’arte intrisa di mistero, assai vicina a stati onirici profondi e rarefatti.

Ma mentre per Wordsworth immergersi nella natura costituiva il “vivere in tranquillità le emozioni”, Coleridge andò oltre, considerando l’immaginazione come la dinamica forza di aggregazione creativa, che dissolve e ricrea le cose. Alla luce di questa idea, le cose divengono simboli di essenze misteriose e la realtà si fonde con l’invisibile. Nella “Ballata del vecchio marinaio”, suo capolavoro, i riferimenti onirici evocati si palesano lucidi al lettore. Via via si disvelano anche gli abissi dell’anima, dei vari stati onirici, sorretti sempre dalla lucida consapevolezza dei procedimenti stilistici. Tra i poeti dell’immaginario non solo letterario, ma anche filosofico e teologico, brilla nel firmamento il nome di Novalis, la cui opera poetica si basa prevalentemente sulla dottrina di Fichte, che gli fu introdotto da Schiller. Il lato magico di Novalis si mescola ad un profondo cristianesimo protestante, intriso di misticismo. La sua lirica, frammista di vita e morte lo rende immenso, anche se nelle antologie scolastiche di mezza Europa si continua a concedergli poco spazio.

Quest’astro lucente, oltre che uno dei massimi poeti da sempre, è il pensatore tedesco che più realizza l’idea romantica originaria. I suoi “Inni alla Notte” e i “Canti Spirituali”, costituiscono un capolavoro di immaginazione, estasi e magia, dove la creazione poetica si fa fiaba. L’immaginazione santifica il presente, incorporando il passato. Il suo prodigio si rivela nei suoi versi. Nel quarto degli Inni alla Notte, in particolare, dopo

“l’operoso giorno”, seguirà (…) “ma fedele il mio cuore, segreto rimane alla notte”,

ed ancora

“Non porta i colori della notte tutto quanto ci esalta?(…)”

ed infine

“Io vivo di giorno con fede e coraggio e muoio le notti in ardore sacro”.

L’immaginazione, di cui i sovracitati artisti hanno fatto tesoro, costituisce da sempre l’evocazione all’infinito, nonchè l’invito a spingere l’uomo a scrivere sogni, visioni e frammenti di vita. Essa si annida nelle nostre memorie ancestrali, creando un universo psichico dove il racconto fiabesco stuzzica le imperiose richieste di enfasi. Essa costituisce da sempre il rapporto esclusivo tra il singolo ed il cosmo, tra l’io e gli altri e nessun prodotto artistico potrebbe mai esistere senza di essa.

Maria Angela Eugenia Storti

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