Santa, Guerriera, Santuzza?
Avete mai notato come l’immagine di Santa Rosalia cambi drasticamente? È un fenomeno interessantissimo, perché l’immagine riguarda la raffigurazione ufficiale, ma anche quella popolare. Santa Rosalia non è un fenomeno esclusivamente iconografico, ma soprattutto antropologico.
Cominciamo con la Santa “guerriera”, che schiaccia con il piede la peste, di fronte alla Cattedrale. Quasi un S. Michele, un S. Lorenzo. Fisicamente schiaccia il male, e la fattura della statua è di grande forza e severità. Santa Rosalia della cattedrale è forte come un esercito.
Poi la Santa, nelle forme auliche legate alla trascendenza, all’afflato mistico, quasi all’estasi. È la santa dei grandi dipinti ufficiali. È una Santa Rosalia diffusa, quella della donna in ispirazione mistica. Indimenticabile la statua in marmo all’Immacolata Concezione al Capo.
A questa narrazione ufficiale, aulica, si lega la Santuzza, il valore antropologico della figura. La Santuzza diventa santina, porta fortuna, amuleto, valore affettivo persino scaramantico. È la Santuzza dei palermitani, quella da tenere nel portafogli, quella delle edicole votive. La stessa santa che schiacciava con violenza la peste, è delicata, dolce.
Santa Rosalia è straordinaria perché la sua icona si plasma, muta, e oscilla dalla durezza alla morbidezza, dal dolore al feticcio, dalla compostezza formale al valore sentimentale. Santa Rosalia esprime dunque Palermo, in tutte le sue sfaccettature.
Francesco Ferla