ISOLE DI LUCI E COLORI
Tanino Bonifacio sulla mostra “di altri mondi” ad opera di Floriana Franchina.
Le “isole di luce e colore” sono finestre aperte e non porte chiuse alla vita.
Le opere di Floriana Franchina, realizzate con la tecnica ad acquerello, mista ad inchiostri e colle, sono delle “isole di luce e colori” germinate da armonie cromatiche e sinfonie formali, segni luminosi ed informali che raccontano di un raffinato pensiero poetico e di una sapiente creatività artistica. Floriana Franchina, musicista, pittrice e performer, è tessitrice di trame linguistiche che, intrecciandosi, generano opere multisensoriali e interattive, dialoganti attraverso materie e strumenti espressivi diversi fra loro.
Seguendo la ricerca della “dissonanza e dell’assonanza nell’arte” elaborata dal pittore russo Wassily Kandinskij (1866-1944) e dal compositore viennese Arnold Schönberg (1874-1951), Floriana Franchina “mette in scena” un’azione artistica nella quale lega i linguaggi dell’arte visiva, della musica e della performance, perseguendo l’obiettivo di generare nuovi codici percettivi e sensoriali. Sperimentazione creativa, quella della Franchina, che trova una puntuale esplicitazione nel saggio Punto, linea, superficie di Wassily Kandinskij, opera teoretica che raccoglie le idee delle sue lezioni tenute nel 1922 alla scuola del “Bauhaus”: l’opera d’arte ha il compito di stimolare lo spettatore in maniera semplice e universale. I colori nascondono suoni, movimenti, odori e sapori che chiunque può percepire. (…) Il colore è un mezzo per esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde.
L’interdisciplinarietà interpretata dalla Franchina è anche radicata nelle sperimentazioni artistiche-concettuali del movimento “Fluxus” (da “fluire” intrecciando i linguaggi), quel movimento degli anni Sessanta fondato dal musicologo, gallerista, artista e storico dell’arte, il lituano George Maciunas (1931-1978). Il movimento “Fluxus”, quale poetica concettuale, ha tentato di eliminare la linea divisiva tra esistenza e creazione, concependo l’arte come performance estetica estemporanea e sperimentale, gioco di creatività “dadaista” mirato alla fusione di tutte le arti. Movimento culturale internazionale che ha avuto quali artisti di punta Robert Rauschenberg, Christo, Allan Kaprow, Daniel Spoerri, Nam June Paik, Joseph Beuys, Wolf Vostell, Yoko Ono, Giuseppe Chiari e quali numi tutelari Marcel Duchamp e John Cage.
Isole accoglienti di un’umanità errante
Le opere di Floriana Franchina sono “isole di luce e colori”, un felice approdo del nostro viaggiare esistenziale, viaggio che dispone l’animo umano al desiderio della scoperta, all’incanto della sorpresa, allo svelamento di quell’ignoto che abita il “teatro” del quotidiano. Opere come Cassiopea, Nuvole, Aura, Oceania, Dune e Tulipani del 2023 costituiscono una vera e propria installazione, un’azione scenica di “teatro totale” perché contestualizzata nella dimensione spazio-temporale dell’happening che coinvolge contemporaneamente l’artista e il fruitore mediante codici artistici come l’acquerello, la scultura, la musica, la video installazione, la gestualità corporale sotto forma di movimento astratto o immaginifico. Le “isole di luce e colori” vengono concepite quali elementi artistici dalla forte carica simbolica con messaggi etici dedicati a quell’umanità errante che cerca nel viaggio nel mare Mediterraneo un orizzonte di vita priva di sfregi e arroganze. Le performance artistiche multisensoriali e interattive sono “isole” che, come ventre materno, accolgono lingue e gesti di popoli diversi, altri sguardi e altre memorie. “Isole” come metafora, neanche tanto oscura, della terra che non separa bensì unisce facendosi ponte e porto accogliente per quei viaggiatori in fuga dal dolore e dalla follia umana chiamata guerra che causa l’esodo dei popoli, l’emigrazione dei sogni e il naufragio di uomini sepolti negli abissi oscuri del mare.
Questa è l’eticità del pensiero artistico di Floriana Franchina, attraverso le sue opere invita ognuno di noi a diventare “casa” accogliente delle anime ferite e dei passi smarriti, “casa” dagli intonaci azzurri che accolgono e non rifiutano le speranze da solcare. Le “isole di luce e colore” sono finestre aperte e non porte chiuse alla vita.
Tanino Bonifacio