Improvviso
E’ una giornata grigia, il cielo coperto, in questa strana primavera ligure a Bogliasco.
Io passeggio in lungo e in largo nella suite dove studio e lavoro e la serie di ampie finestre aperte mi tengono connessa al cielo che le riempie con il suo alito salmastro e il mare che sbatte contro le rocce proprio là sotto, filo a piombo dal mio sguardo.
Dove di solito domina l’azzurro oggi domina un bianco latteo che avvolge il tempo e le cose in un’atmosfera che sembra portare fuori dalla storia. Per contrasto cromatico i capelluti pini marittimi che stanno tra il balcone e l’orizzonte oggi sono di un verde più intenso e i rami socchiudono sguardi inattesi.
Mi piace questa sospensione stagionale e mi beo dell’assenza del sole e dell’azzurro, sono presa dentro in questa sfumatura monocroma che tutto assorbe, eccetto i pini. Son due linee di colore: Quella verde del mare e quella biancastra del cielo. Il tempo è appena una sfumatura tra i due colori, non si muove. L’eternità luccica alla superficie.
Poi l’occhio lo capta, lui balza dai rami più alti del pino marittimo a quello più in basso, inclinato verso il mio balcone. Pieno di grazia, occhi e pelo, si ferma e mi guarda, sta sulla linea del mio sguardo. E’ un magnifico scoiattolo dalla coda vaporosa e fulva e sta lì, fermo avanti a me per un lungo istante. Sento il suo sguardo che mi tiene ferma, inquieta e gioiosa di questa innaturale immobilità. Il tempo si dilata e sono dentro una storia, lascio che accada l’inatteso su questa corda invisibile che lo tiene a me, al mio occhio.
Non so più il confine tra umano e animale, non so più dove sia l’uno e dove sia l’altro. Lui, occhi come spilli, nella coda lascia correre un tremito, io lo capto e lo riverbero. L’accadere è tutto in questo arco teso tra me e lui e il mondo che si ribalta dentro. E’ l’eternità di questo istante che si dilata nella durata. Siamo entrambi dentro al rovescio dell’universo e insieme cavalchiamo un confine.
Valeria Patera