Kamarina: profumo di storia e di mare
Visitare Kamarina vuol dire immergersi nella storia della Magna Grecia e nella policromica flora mediterranea che popola un promontorio di rara bellezza.
Conoscevo già il sito archeologico situato sul colle Cammarana, nel territorio del comune di Ragusa, ma durante una recente visita primaverile ho beneficiato della gentile compagnia e della competenza dell’arch. Silvio Cavanna, valente storico dell’arte vittoriese, che mi ha fatto apprezzare il valore storico ed artistico di ogni angolo dell’area archeologica.
Kamarina, il cui nome secondo Strabone significa “abitata dopo molta fatica”, fu un’importante colonia di Siracusa. Fondata nel VI secolo a.C. su un fertile promontorio, compreso tra i fiumi Oanis ed Ippari, divenne rapidamente un centro di riferimento per i fiorenti traffici commerciali dei Siculi.
Distrutta dai siracusani, fu rifondata da Ippocrate nel 461 a.C. .
In seguito all’alleanza stretta con Atene in funzione antisiracusana, Kamarina, durante la guerra del Peloponneso, riuscì a strappare a Siracusa il lontano territorio di Morgantina (424 a.C.).
Kamarina venne distrutta definitivamente nell’anno 827, durante la conquista arabo-berbera della Sicilia.
I resti attuali, messi in luce dagli scavi di Paolo Orsi, nel XIX secolo, sono di grande interesse archeologico e testimoniano la vastità e l’importanza dell’antico sito.
Oggi sono ben osservabili le tombe arcaiche (VII secolo a.C.), le cinta murarie, l’acropoli e i ruderi di un tempio dedicato a Minerva.
Nel ricco Museo archeologico regionale, ricavato all’interno di una masseria riadattata, è possibile ammirare la struttura dell’agorà ed una vasta collezione di anfore e reperti archeologici vari.
Visitare Kamarina significa, inoltre, godere dei colori di un paradiso naturale rappresentatato dalla lussureggiante vegetazione mediterranea e dall’incantevole spiaggia che si estende ai piedi del piccolo promontorio. L’arenile si estende per circa un km, tra Scoglitti e Punta Braccetto, ed è caratterizzato da sabbia dorata e finissima.
Ai lati della strada ( SP 102) che attraversa la vasta area archeologica è possibile ammirare cordoni irregolari di vegetazione ricca di piante ad habitus xeromorfico, tipiche di quest’area della Sicilia battuta dai venti africani e caratterizzata da lunghi periodi di siccità. Le specie pervalenti sono il lentisco, la fillirea, il ginepro e la palma nana, ma non mancano le specie erbacee aromatiche (timo, origano e nepetella) e le distese di Carpobrotus edulis (Fico degli ottentotti) e di Compositae varie (margherite gialle) che con i loro delicati fiori colorano un territorio aspro, ma di sicuro fascino.
Giuseppe Macauda